Il gruppo energetico tedesco Uniper affonda in borsa dopo la diffusione dei dati semestrali che segnano una perdita di 12 miliardi di euro. La metà del rosso (6,5 miliardi) è riconducibile ai forti tagli alle forniture decisi dalla Russia di cui il gruppo è uno dei principali clienti. Dovendo poi rifornire imprese e famiglie tedesche, il gruppo è costretto a reperire sul mercato il gas che non riceve più da Mosca. Ma con le quotazioni attuali i costi per la società esplodono. La dirigenza ha affermato che il gruppo si trova “sull’orlo della bancarotta”. In teoria Uniper non può ricaricare i maggiori costi su contratti con la clientela che prevedono un prezzo bloccato per un determinato periodo.

A tal fine è però intervenuto il governo tedesco approvando una deroga che, a partire dal prossimo ottobre, permetterà agli operatori di scaricare fino al 90% degli aumenti sulla clientela. Provvedimento che si stima avrà un costo medio di 500 euro a famiglia. Altre perdite per Uniper derivano dallo stop al Nord Stream 2, gasdotto che collega Russia e Germania con capacità di 55 miliardi di metri cubi l’anno e, al momento, congelato. Berlino si era già mossa in soccorso del gruppo nei mesi scorsi stanziando 15 miliardi di euro e prevedendo l’ingresso nel capitale con una quota fino al 30%.

Intanto la Germania prosegue l’opera di riempimento degli stoccaggi in vista dell’inverno. Le strutture sono piene al 77% della capacità, lo stesso livello di quelli italiani. È un dato alto, in anticipo di un paio di settimane rispetto ai valori abituali. Tuttavia oggi Klaus Mueller, presidente della Federal Network Agency, ha spiegato che anche con le riserve piene la Germania potrebbe resistere al massimo 3 mesi in caso di stop totale di forniture russe.

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