Quindici punti per presentare il programma elettorale della coalizione. Con Per l’Italia – Accordo quadro di programma per un governo di centrodestra”, Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi moderati, avevano voluto presentare ai cittadini i punti chiave di un eventuale governo di centrodestra. Tanti “cavalli di battaglia” di ciascun partito (dal sostegno ai balneari al ponte sullo Stretto, dalle pensioni minime agli sgomberi) e altri elementi dai toni soft. E’ però anche evidente la volontà di rispondere alla critiche sulla politica estera della coalizione, inserendo proprio questo aspetto al primo punto e utilizzando toni chiari e perentori: “Italia, a pieno titolo parte dell’Europa, dell’Alleanza Atlantica e dell’Occidente. Più Italia in Europa, più Europa nel Mondo”.

Le differenze sulla guerra – Ma questi punti coincidono con quelli dei programmi elettorali dei singoli partiti? Passando in rassegna le 200 pagine del programma della Lega di Matteo Salvini, è evidente che ci sono tanti aspetti in contrasto o differenti rispetto alla sintesi di coalizione. In particolare proprio sulla politica estera. Nel programma di centrodestra sulla guerra è stato messo in evidenza il “sostegno all’Ucraina di fronte all’invasione della Federazione Russa” e “il sostegno ad ogni iniziativa diplomatica volta alla soluzione del conflitto”. Sostegno all’Ucraina che però non è presente nel testo del Carroccio. Per il programma della Lega, infatti, l’Italia deve “lavorare attivamente” per raggiungere “una tregua duratura” e “un accordo di pace che sia un compromesso accettabile tra Ucraina e Russia“. Quindi niente sostegno a un solo Paese, ma compromesso tra i due.

Nato e Alleanza Atlantica – Discorso simile sul fronte Alleanza atlantica. Se anche la Lega ritiene fondamentale l’appartenenza alla Nato e il “rispetto degli impegni assunti nell’Alleanza Atlantica”, il partito di Matteo Salvini mette però dei paletti: “L’Italia deve avere come obiettivo la stabilità, tenendo in considerazione che l’allargamento di un’alleanza su un determinato scacchiere, comporta un’alterazione dell’equilibrio necessario per la pace in Europa”. Quindi anche qui un distinguo. E se la “piena adesione al processo di integrazione europea, con la prospettiva di un’Unione Europea più politica e meno burocratica”, sembra essere un punto chiaro e condiviso dalla coalizione, la prospettiva cambia leggendo il programma del Carroccio. Oltre all’assenza di riferimenti al processo di integrazione europea, il partito di Salvini parla della necessità di un “governo italiano a Bruxelles a difesa degli interessi nazionali“, con l’obiettivo di “riportare al centro dell’Unione il principio di sussidiarietà che l’Europa ha trascurato”, favorendo invece “decisioni imposte a livello sovranazionale a svantaggio degli Stati”. Favorevoli così anche al voto all’unanimità nel Consiglio Ue per “difendere la sovranità nazionale nelle decisioni di politica estera, di sicurezza e di difesa”, si legge.

Le radici giudaico- cristiane dell’Europa o solo cristiane? – Le differenze, però, non riguardano solo la politica estera. Se il reddito di cittadinanza per la coalizione va “sostituito con misure più efficaci”, per il partito di Salvini è necessaria solo una “revisione“. “Occorre riformare il reddito di cittadinanza, mantenendo la sua funzione sociale“, sta scritto nel programma della Lega. Scorrendo il testo, la “difesa e promozione delle radici e identità storiche e culturali classiche e giudaico- cristiane dell’Europa”, diventa “Protezione delle radici cristiane e della libertà religiosa”. Nessun riferimento, invece, al “Contrasto ad ogni forma di antisemitismo“, presente invece nel programma della coalizione. Così come il “contrasto al caporalato”. A una frase generica nel testo del centrodestra, risponde la Lega secondo la quale la colpa del caporalato è da imputare all’immigrazione e non allo sfruttatore: “Governare i flussi in ingresso in applicazione delle normative vigenti, – legge Bossi-Fini i cui principi vanno tutelati e riaffermati – significa contrastare fenomeni criminali quali caporalato e sfruttamento che creano forme di illegalità e di lesione dei primari diritti umani e della dignità del lavoratore”. Senza considerare che “oltre a favorire il ‘sommerso’ e a essere, in molti casi, gravemente lesivo dei diritti umani (si veda la piaga del caporalato), il basso costo della manodopera immigrata irregolare può essere foriero di tensioni e conflitti a danno della coesione sociale”.

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