Sviluppare una “strategia di governance comune” per promuovere la produzione congiunta di litio, la risorsa naturale del futuro. Procede spedita la strategia di cooperazione di Bolivia, Cile e Argentina, che formano il cosiddetto ‘triangolo del litio’. I tre Paesi sudamericani, infatti, insieme detengono circa il 65% delle risorse mondiali del prezioso minerale, da cui si producono batterie per auto elettriche e altri dispositivi elettronici e la cui domanda nel mercato globale è in crescita esponenziale. Venerdì scorso, a Buenos Aires, i ministri degli Esteri di Argentina e Cile – Santiago Cafiero e Antonia Urrejola – hanno annunciato un futuro incontro trilaterale con la Bolivia per sviluppare congiuntamente la catena del valore del litio.

Una strategia comune che archivia vecchie ruggini e certifica la nascita di un asse importante a sinistra in America Latina. “Profonda”, come spiegato dal ministro degli Esteri argentino, “l’agenda politica, economica e commerciale bilaterale” di Argentina e Cile, suggellata dall’attuale “armonia politica eccellente” tra i governi di Alberto Fernández e Gabriel Boric. Ancora più notevole, poi, l’avvicinamento tra Cile e Bolivia, che dal 1978 non intrattengono relazioni diplomatiche ma solo consolari: nonostante l’ultracentenaria disputa territoriale per l’accesso al Pacifico, l’avvento del 36enne Boric alla Moneda ha ridisegnato gli schemi, trovando una sponda nel presidente socialista della Bolivia, Luis Arce.

Oggetto della strategia trilaterale è quindi la produzione congiunta di litio, risorsa sempre più importante soprattutto “in questo contesto globale di crisi energetica”, come sottolineato dal ministro argentino Cafiero. Lo stesso presidente argentino Fernández, giovedì scorso, aveva proposto al summit dei capi di stato del Mercosur e degli stati associati in Paraguay la realizzazione di progetti congiunti sullo sfruttamento del minerale “per rafforzare il blocco e promuovere la cooperazione economica tra i paesi della regione”. Da parte cilena, la ministra Urrejola si è detta interessata “a conoscere l’esperienza argentina di Ypf litio” (la succursale dell’impresa petrolifera di stato argentina dedicata allo sfruttamento del litio). L’obiettivo è “integrare l’intera catena del valore del minerale”: dall’esplorazione e dallo sfruttamento del carbonato di litio alla produzione di batterie in serie su piccola scala. Una svolta che a Santiago è legata al nuovo corso presidenziale: Boric, lo scorso giugno, ha confermato l’impegno per la creazione della National Lithium Company, una società controllata dallo stato il cui modello di business dovrebbe essere presentato entro fine anno.

L’Argentina, invece, è il quarto produttore mondiale di litio, dietro Australia, Cile e Cina, il terzo per riserve (dietro Cile e Australia) e il secondo per risorse (dietro la Bolivia, che guida con 21 milioni di tonnellate, soprattutto nell’immensa distesa di sale del Salar de Uyuni, il più grande giacimento di litio del mondo). Il boom degli investimenti nell’estrazione dell’oro bianco in Argentina lascia intravedere una scalata di Buenos Aires, che entro un paio d’anni potrebbe competere con il Cile per il secondo posto a livello di produzione mondiale: si parla di 120mila tonnellate entro il 2023-2024. Ma la strategia cooperativa del ‘triangolo del litio’, soprattutto nell’ottica di una crescente domanda di tecnologie non inquinanti richieste dalla transizione energetica, può determinare un vantaggio comune estremamente notevole.

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