“Abbiamo bisogno di stabilità, di grande supporto al governo Draghi e non si può stare all’opposizione, negli ultimi mesi, dello stesso governo e poi presentarsi insieme. Questo gli amici del M5s e Conte lo sanno, quindi anche per questo motivo occorre che pongano le loro questioni al governo ma in maniera seria, responsabile, senza strappi. Perché uno strappo produrrebbe una fine anticipata della legislatura e una difficoltà a quel punto insanabile nel costruire l’alleanza futura”. Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci si aggiunge ai ministri Dario Franceschini e Andrea Orlando nella lista degli esponenti Pd che avvertono i 5 Stelle: togliere il sostegno all’esecutivo Draghi vorrebbe dire mettere una pietra sopra il progetto di alleanza alle prossime elezioni. Più in generale – dichiara il coordinatore dei sindaci dem, vicepresidente del partito sotto la gestione Renzi – “uno strappo sarebbe deleterio per il Paese, in piena attuazione del Pnrr, con un’inflazione che rischia di aprire un autunno molto caldo perché tante famiglie non arrivano alla fine del mese, tante imprese faticano a produrre”.

Parlando all’Ansa a margine di un evento per la candidatura di Aosta a Capitale europea della cultura 2025, Ricci dice di “non ritenere credibile” l’ipotesi di un Draghi bis, sostenuto da un maggioranza priva dei 5 Stelle. Anzitutto – spiega – “perché Draghi ha una grande autorevolezza internazionale, si è messo a disposizione del Paese e non possiamo metterlo dentro dinamiche politicistiche da prima Repubblica. Ha fatto un patto con Mattarella, ha fatto un patto con le forze politiche, per un governo di unità nazionale“. Inoltre “mancano sostanzialmente sei mesi alla fine della legislatura, quindi occorre da parte di tutti serietà e capacità di mettere al centro i problemi degli italiani a iniziare dall’inflazione, che è l’emergenza purtroppo numero uno”. Allontana l’idea di un Draghi bis anche il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani: “A me pare molto difficile, perché Draghi non è una persona che si fa logorare dai capricci di una forza politica”. Anche senza il M5s, dice a RaiNews24, “i numeri ci sono per fare ancora qualche cosa ma il problema è l’immagine del nostro Paese”.

Tajani liquida anche il documento con le nove richieste al governo presentato mercoledì a Draghi dal leader M5s Giuseppe Conte: “Qui tutto sembra tutto finalizzato a ottenere un punto più nei sondaggi. Far cadere il governo in questo momento è da irresponsabili, noi abbiamo posto la questione della riforma catasto senza minacciare una crisi”. Mentre l’ex ministro delle Autonomie Francesco Boccia, del Pd, si mostra partecipe della battaglia dell’alleato: “Conte chiede un confronto, ha posto dei temi seri di interesse collettivo e non lo ha fatto con toni da ultimatum. Costo dell’energia, salario minimo, cuneo fiscale, sono i temi di chi ha una visione sociale progressista e riformista e sia il Pd che Draghi li ritengono temi rilevanti”. Ma anche lui si mostra scettico sull’idea di una nuova maggioranza: “Penso che il M5s non romperà, con l’aiuto di Draghi troveremo una soluzione. Questa legislatura passerà alla storia per aver avuto tre governi con tre maggioranze diverse e i gruppi misti più grandi della storia repubblicana, causati dalle diverse scissioni. Forse è il caso di non continuare con l’accanimento terapeutico“.

In casa Lega, invece, si accentua il dualismo tra la linea del segretario Matteo Salvini – tentato, come Conte, di togliere l’appoggio a Draghi – e quella “governista” dei presidenti di Regione, ribadita dal governatore del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga in un’intervista a Repubblica: “In questo momento con il presidente del Consiglio Draghi l’Italia è un punto di riferimento europeo, e anche per chi guarda all’Europa. Questo ha rafforzato il posizionamento internazionale dell’Italia, e lo rafforzerà. Credo che il governo Draghi stia svolgendo un ruolo fondamentale di affidabilità, certezza, e anche capacità di visione prospettica. La Lega – dice – è sempre stata molto compatta su questo governo. Ovviamente abbiamo sollevato criticità non dovute alla sua azione, ma ad iniziative parlamentari di una parte della maggioranza, che non è politica ma creata per l’emergenza nazionale. All’interno di una maggioranza così eterogenea è ovvio che bisogna trovare obiettivi strategici condivisi. E ce ne sono”.

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