Dario Franceschini avverte il M5s sulla necessità di restare dentro il governo affinché il “campo largo” esista alle Politiche del 2023. Il ministro dei Beni Culturali lo dice in maniera molto netta, nello stesso giorno in cui invita Roberto Speranza e Pierluigi Bersani a rientrare nel Pd. “Da qui alle elezioni, per andare insieme al M5s dobbiamo stare dalla stessa parte, se ci sarà una rottura o una distinzione, perché un appoggio esterno è una rottura, per noi porterà alla fine del governo e all’impossibilità di andare insieme alle elezioni”, è l’alert di uno dei maggiorenti dem. Un’eventuale scollatura dei Cinque Stelle – con il leader Giuseppe Conte che lunedì avrà un faccia a faccia con Mario Draghi su 4 temi – si ripercuoterebbe anche sul sistema di voto, perché “brucerà chiaramente ogni residuo possibilità di andare al proporzionale”.

Senza il Movimento – con il quale “dobbiamo accettarsi”, dice Franceschini – al governo, quindi, niente alleanza alle elezioni. Un unicum, visto che Verdi e Sinistra Italiana – da sabato riunite in Nuove Energie – non appoggiano l’esecutivo Draghi ma con ogni probabilità faranno parte dell’alleanza elettorale. Un ‘cartello’ sul quale, spiega Franceschini, bisogna “lavorare partendo da un nucleo, 5 Stelle, Leu e Pd, che prova ad allargarsi a chi può condividere un programma e accettare le regole di convivenza di una coalizione”. L’alleanza – ha aggiunto – “si consolida o si smonta in questi mesi, non venti giorni prima scegliendo i colleghi” e sarà “per una legislatura, non per sempre, non un’alleanza che punta a diventare partito”.

L’allargamento, ha sottolineato il ministro, “passa anche attraverso un percorso di ricomposizione”, che “serve”. E in quest’ottica, si è rivolto a Speranza e Bersani: “È ora che tornino nel Pd”, ha detto. Assicurando di pensare “che vincere sia possibile, la mobilità degli elettori è totale, abbiamo lo spazio di convincere, di andare a vincere e battere la destra”. Certo, molto passa anche dal sistema con cui si andrà a votare. E Franceschini spinge nella stessa direzione in cui Letta e Conte hanno insistito negli scorsi giorni: “Il tema del proporzionale e maggioritario non è solo di convenienze, ma di prospettive – ha spiegato Franceschini – Il maggioritario spinge a creare le barriere, blocca i processi evolutivi, mentre il proporzionale fa chiarezza, alleanze meno omogenee ma che possono costruire programmi. Sarà difficile cambiare la legge elettorale ma dobbiamo provarci fino in fondo”.

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