Sui social è scontro sul logo del Giubileo del 2025, ma a sceglierlo è stato Papa Francesco. Mario Adinolfi non ci sta e sul suo profilo Twitter attacca pesantemente: “Ma, porca pupazza, è il Giubileo o un Gay Pride? Proprio l’arcobaleno dovevano scegliere nel logo? Comunque, sia chiaro, io sono quello blu: l’ultimo del trenino”. I suoi stessi follower non sono d’accordo: “Nel 2000 non era anche quello un logo arcobaleno? Io non ci vedo nessun problema. La Chiesa è casa di tutti, come Gesù stesso che è entrato in casa e in relazione con tutti, dai primi della società, fino all’ultimo (scartato dagli altri, ma non da lui)”. Polemiche a parte, quali sono i fatti? Giacomo Travisani, vincitore del Concorso internazionale per la realizzazione del logo, ha spiegato il senso del suo lavoro: “Ho immaginato gente di ogni colore, nazionalità e cultura, spingersi dai quattro angoli della terra e muoversi in rotta verso il futuro, gli altri, il mondo, come vele di una grande nave comune, spiegate grazie al vento della speranza che è la croce di Cristo e Cristo stesso. Quando ho voluto personificare la speranza ho avuto subito chiara un’immagine: la croce; la speranza, mi sono detto, è nella croce. Ho immaginato il Papa, Pietro di oggi, guidare il popolo di Dio verso la meta comune, abbracciando la croce, che diviene un’ancora, quale saldo riferimento per l’umanità; e noi, popolo, stringerci tra noi e a lui come fossimo stretti a quell’ancora anche noi evocando simbolicamente i pellegrini di ogni tempo”.

“Nel Vangelo di Marco – ha aggiunto Travisani – Gesù ci dice: ‘Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?’. Come dovremmo avere ancora paura quindi? Siamo ‘Pellegrini di speranza’ perché portiamo con noi le paure del prossimo nel desiderio di condividerle e farle nostre, questo indicano le figure che si stringono tra loro guardando alla croce come un’ancora di salvezza. Ho cercato di trovare una soluzione grafica intuitiva, simpatica, ma nello stesso tempo pratica e dinamica. L’idea del logo è quella di creare una sintesi della storia dei protagonisti (c’è un prima e un dopo) secondo il loro obiettivo. La scelta cromatica è dettata dal significato che ho voluto interpretare attraverso i personaggi: il rosso è l’amore, l’azione e la condivisione; il giallo/arancio è il colore del calore umano; il verde evoca la pace e l’equilibrio; l’azzurro/blu è il colore della sicurezza e della protezione. Infine, il nero/grigio della croce/ancora che rappresenta l’autorevolezza e l’aspetto interiore. Una luce nella quale è persino possibile nascondersi. Le sfumature richiamano eventi gioiosi e solenni, soddisfano pienamente la visione ed il suo concetto, semplice ed efficace nello stesso tempo, rende il logo facile da familiarizzare. È di facile utilizzo per ogni supporto digitale e di stampa perché creato con la tecnica vettoriale, in grado di essere utilizzato in svariate dimensioni e supporti in base alle necessità”.

L’arcivescovo Rino Fisichella, a cui il Papa ha affidato la regia dell’Anno Santo del 2025, come in precedenza aveva fatto con quello straordinario del 2015-2016, ha precisato che “il logo del Giubileo esprime l’identità e il tema spirituale peculiare, racchiudendo il senso teologico intorno al quale si sviluppa e si realizza questo storico appuntamento. All’indomani della lettera di Papa Francesco con la quale affidava a questo Dicastero l’organizzazione del Giubileo, ci si è subito preoccupati di come procedere per realizzare il logo. È stato scelto di coinvolgere tutti, senza distinzione alcuna, attraverso l’indizione di un Concorso internazionale. Dal 22 febbraio al 20 maggio sono state fornite delle indicazioni per partecipare con il proprio disegno. Al Concorso hanno partecipato studenti, studi grafici, istituti religiosi, professionisti e studiosi di arte che si sono dovuti confrontare con il tema del pellegrinaggio e della speranza, certamente di non facile rappresentazione”.

Il presule ha rivelato che “sono giunte 294 proposte da 213 città e da 48 Paesi diversi. La fascia di età dei partecipanti è stata dai 6 agli 83 anni. Sono pervenuti, infatti, molti disegni fatti a mano da bambini di tutto il mondo ed è stato davvero commovente passare in rassegna questi disegni frutto della fantasia e della fede semplice. Valutando i vari progetti, si sono potuti riconoscere alcuni elementi grafici ricorrenti: oltre alla presenza della croce come meta da raggiungere, si è dato molto spazio al tema del pellegrinaggio, rappresentato con impronte di passi, sentieri, strade, pellegrini in cammino con sacca e bordone… tutti più o meno stilizzati; non sono mancati barche e vascelli con vele spiegate! Molti hanno usato la metafora della luce irradiata da una stella, da un faro o da una finestra spalancata. Non sono mancate, infine le immagini della conchiglia, dell’albero, della fiamma, della colomba e delle montagne. Vivacità di colori e dinamismo accomunano molti lavori. Insomma, realmente la fantasia e la creatività non sono mancate”.

“Una volta terminato il Concorso – ha spiegato Fisichella – è stata convocata la Commissione giudicante con il compito di valutare l’idoneità dei progetti. La Commissione, formata da iconografi, grafici, esperti d’arte, di brand, architetti e alcuni parroci, ha valutato le proposte secondo tre criteri: pastorale, perché il messaggio del Giubileo fosse facilmente intuibile; tecnico-grafico, che garantisse una buona fattura grafica per la riproducibilità; estetico, perché il disegno fosse ben fatto e accattivante. In fase di giudizio i lavori sono stati valutati in forma anonima e caratterizzati solo da un numero progressivo in modo da non permettere il riconoscimento dell’autore. Nell’udienza a me concessa lo scorso 11 giugno ho sottoposto a Papa Francesco i tre progetti finali perché scegliesse quello che maggiormente lo colpiva. La scelta non è stata facile neppure per lui: dopo avere più volte osservato i progetti ed espresso il suo compiacimento, la scelta è caduta sulla proposta di Giacomo Travisani”.

Monsignor Fisichella ha voluto anche “dare una prima lettura teologica del logo in modo da consentire una sua coerente ricezione. Il logo rappresenta quattro figure stilizzate per indicare l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra. Sono una abbracciata all’altra, per indicare la solidarietà e fratellanza che deve accomunare i popoli. Si noterà che l’apri-fila è aggrappato alla croce. È il segno non solo della fede che abbraccia, ma della speranza che non può mai essere abbandonata perché ne abbiamo bisogno sempre e soprattutto nei momenti di maggiore necessità. È utile osservare le onde che sono sottostanti e che sono mosse per indicare che il pellegrinaggio della vita non sempre si muove in acque tranquille. Spesso le vicende personali e gli eventi del mondo impongono con maggiore intensità il richiamo alla speranza. È per questo che si dovrà sottolineare la parte inferiore della croce che si prolunga trasformandosi in un’ancora, che si impone sul moto ondoso. Come si sa l’ancora è stata spesso utilizzata come metafora della speranza. L’ancora di speranza, infatti, è il nome che in gergo marinaresco viene dato all’ancora di riserva, usata dalle imbarcazioni per compiere manovre di emergenza per stabilizzare la nave durante le tempeste. Non si trascuri il fatto che l’immagine mostra quanto il cammino del pellegrino non sia un fatto individuale, ma comunitario con l’impronta di un dinamismo crescente che tende sempre più verso la croce. La croce non è affatto statica, ma anch’essa dinamica, si curva verso l’umanità come per andarle incontro e non lasciarla sola, ma offrendo la certezza della presenza e la sicurezza della speranza. È ben visibile, infine, con il colore verde, il motto del Giubileo 2025, Peregrinantes in spem”.

Twitter: @FrancescoGrana

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