Il M5s va verso lo spegnimento? No, vedo invece un tentativo di spegnere il Movimento, che è cosa ben diversa. Credo che sia un valore per il Paese il fatto che esista un Movimento che mette al centro le politiche ambientali e le politiche a favore dei più deboli”. Così, ai microfoni di “24 Mattino”, su Radio24, il ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, commenta un sondaggio del Sole 24 Ore che dà i 5 Stelle al 6,9% di gradimento, sottolineando: “Di sondaggi ne ho visti diversi e ci sono anche quelli che ci danno in crescita dopo la scissione di Di Maio. Ricordo che le dimensioni del corpo elettorale sono molto limitate e che c’è una incredibile aleatorietà del voto. Credo che oggi fare il sondaggista sia molto complicato”.

Inevitabile il riferimento all’ex compagno di partito Luigi Di Maio: “La sua uscita dal M5s? Sicuramente non l’ho letta con sorpresa. È evidente che ci fosse un percorso già disegnato da tempo, probabilmente da gennaio, quando cioè il ministro Di Maio si è adoperato per Draghi affinché diventasse presidente della Repubblica. È chiaro che in quel momento si sia consumata una visione diversa col M5s. Quello che invece mi ha sorpreso – aggiunge – è la soddisfazione con cui Di Maio ha parlato dei danni fatti dal Movimento, cioè dalla forza politica che gli ha consentito di fare un percorso di grandissimo rispetto e di avere una crescita enorme. Ingratitudine di Di Maio? La gratitudine in politica è il sentimento del giorno prima, mai del giorno dopo. Diciamo che da parte di Di Maio sarebbe stato sufficiente anche un atteggiamento di neutralità”.

Patuanelli, infine, smentisce categoricamente che nel Consiglio nazionale del M5s, tenutosi ieri sera con Giuseppe Conte, si sia discusso del doppio mandato (“In questi consessi non parliamo di 2, 3, 6 mandati, sarebbe un tipo di approccio veramente deprimente”).
E sul campo largo progressista osserva: “Sono molti anni che parlo di una prospettiva di rapporto strutturale col Pd, quando altri volevano un movimento nel campo liberale e moderato. E ogni riferimento non è per niente casuale. Anche dopo questi ballottaggi, è del tutto evidente che un campo progressista debba essere la risposta contro l’avanzata delle destre. Credo che ci siano le condizioni per farlo. Anche con Di Maio dentro? Sì, purché non sia più quello del campo liberale e moderato e sia diventato progressista”.

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