A due giorni dalla scissione dal Movimento 5 stelle, il gruppo di Luigi Di Maio “Insieme per il futuro” si è riunito per un’assemblea congiunta di deputati e senatori ed eleggere la propria rappresentanza. I capigruppo eletti rispettivamente per Montecitorio e Palazzo Madama sono Iolanda Di Stasio e Primo Di Nicola, entrambi al primo mandato. Mentre l’ex ministro Vincenzo Spadafora è stato eletto coordinatore politico e Giuseppe L’Abate coordinatore del manifesto politico. Intanto Giuseppe Conte su Facebook ha parlato della nuova consistenza numerica del M5s: “In questi giorni è stato sottolineato che non siamo più la prima forza politica in Parlamento”, si legge nel post. “Direi che essere i “primi” nel Palazzo non è tutto. Per me l’importante è essere i primi a tendere la mano nel Paese alle famiglie in difficoltà, ai giovani precari, a chi lotta contro l’inquinamento nella propria città, alle imprese che non vogliono chiudere i battenti nei loro territori”.

La struttura di Ipf alla Camera e la ricerca del simbolo al Senato – Insieme per il futuro, la cui nascita alla Camera è già stata ufficializzata grazie alla sottoscrizione di 51 deputati, oggi ha eletto l’organigramma del gruppo a Montecitorio. Oltre alla presidente Iolanda di Stasio, è stato scelto come presidente vicario Pasquale Maglione. I Vicepresidenti sono: Maria Luisa Faro; Tesoriere: Gianluca Vacca. Mentre i tre delegati d’Aula: Daniele Del Grosso, Vita Martinciglio, Margherita Del Sesto. Adesso gli occhi sono puntati su quello che succederà a Palazzo Madama: per arrivare alla formazione ufficiale del gruppo è necessario non solo avere il numero minimo di 10 senatori, ma anche poter usare un simbolo di partito che si era presentato alle elezioni. Ecco che allora si è fatta strada nelle ultime ore l’ipotesi di utilizzare “Centro democratico” di Bruno Tabacci. Secondo quanto apprende LaPresse da ambienti vicini a Tabacci sono in corso interlocuzioni – già prima del discorso del Presidente del Consiglio Mario Draghi in Senato – con il titolare della Farnesina che potrebbero concretizzarsi già domani permettendo ai dimaiani a Palazzo Madama di costituirsi autonomamente.

Intanto si scioglie Coraggio Italia: effetto Di Maio – Lo strappo di Luigi Di Maio ha accelerato la ‘scomposizione’ di ‘Coraggio Italia’, la formazione centrista nata giusto un anno fa, ora sempre più a rischio implosione. In tanti si chiedono, infatti, che fine farà visto che di fatto i suoi gruppi parlamentari non esistono più. A Montecitorio, dopo la fuoriuscita di Simona Vietina (‘in parcheggiò al Misto) e di Antonio Lombardo (approdato con i ‘dimaiani’), i deputati del partito fondato da Luigi Brugnaro e Giovanni Toti sono rimasti in 18, quindi sotto quota 20 richiesta dal regolamento per costituire un gruppo autonomo. Stessa sorte a palazzo Madama, dove a causa dell’addio di Andrea Causin e Marinella Pacifico, ‘Italia al Centro’, il soggetto politico frutto della fusione di ‘Cambiamo’ e ‘Idea’ benedetto da Brugnaro, è passato da 11 a 9 senatori, anche qui sotto la fatidica soglia del numero dieci previsto per ‘avere vita propria’. Allo stato, insomma, ‘Coraggio Italia’ appare spaccato in tre tronconi, i ‘totiani’, i fedelissimi di Brugnaro e i cosiddetti mariniani, che fanno capo al capogruppo Marco Marin. A quanto apprende l’Adnkronos, grandi manovre sarebbero in corso soprattutto a Montecitorio, dove ognuno prenderà sua strada, con Toti e Marin pronti a ‘staccarsi’ definitivamente da Brugnaro. Undici deputati, ovvero i ‘mariniani’ (sette) e i 4 parlamentari vicini al governatore ligure, presto daranno vita a una nuova componente del Misto, riutilizzando il nome ‘Italia al Centro’ a cui si aggiungerà un’altra formazione centrista, ‘Vinciamo Italia’ (sarebbe pronto anche il simbolo), che per adesso nascerà e muoverà i primi passi sotto forma di associazione politica, saldamente nel perimetro del centrodestra. Chi sta lavorando a questa ‘operazione’ assicura che a Palazzo Madama verrà ‘recuperato’ un decimo senatore per garantire la sopravvivenza di ‘Italia al Centro’.

Articolo Precedente

La scissione cinquestelle per me non salverà Di Maio, né aiuterà Conte. Ecco perché

next
Articolo Successivo

Di Battista: “Potrei riavvicinarmi al M5s, ma a condizione che escano dal governo. Lo strappo va fatto prima dell’estate”

next