Domenica 19 giugno si è votato in Colombia per eleggere il 42° presidente del paese sudamericano, che – nel prossimo agosto – succederà a Iván Duque come inquilino della Casa de Nariño (il palazzo presidenziale a Bogotà). Il popolo ha deciso che sarà Gustavo Petro, lider dell’alleanza Pacto Histórico. Questo il suo primo tweet dopo la vittoria:

“Oggi è una festa per la gente. Che festa la prima vittoria popolare. Tante sofferenze siano attutite dalla gioia che oggi inonda il cuore della Patria. Questa vittoria è per Dio e per il Popolo e la sua storia. Oggi è la giornata delle strade e delle piazze.”

Un ballottaggio storico e all’ultimo voto (le prime votazioni sono state il 29 maggio scorso), tra il candidato per la Liga de gobernantes anticorrupción Rodolfo Hernández (77 anni) e il candidato del Pacto Historico, Gustavo Petro (62 anni). Il paese si è spaccato in due, come avevano annunciato i sondaggi effettuati da GAD3 (Gran Alianza de Medios), La Silla Vacia e Invamer (commissionata dell’alleanza tra El Espectador, Blu Radio e Noticias Caracol) ma alla fine la bilancia si è spostata a sinistra. La vittoria di Gustavo Petro è stata determinata da una differenza di poco più del 3% dei votanti. Sono state decisive le donne (1,8 milioni di donne in più nel registro elettorale rispetto a 4 anni fa), i giovani e lo slancio di parte del 45% di colombiani e colombiane che non avevano votato al primo turno (questa volta il dato dell’astensionismo è sceso al 42,%: mai avevano partecipato in un’elezione il 58% degli elettori in Colombia).

Gli ultimi giorni di campagna elettorale sono stati senza esclusione di colpi. La riproduzione dei “petrovideos” (che denunciavano la campagna elettorale dura e immorale del gruppo di Petro effettuata per la prima tornata di maggio), diffusi con un timing non casuale dalla rivista Semana (la stessa che a marzo 2021 titolava che Uribe discende da un faraone egiziano) e gli attacchi al candidato della sinistra da parte della macchina mediatica della destra uribista sono stati costanti e incalzanti. Volete un ex guerrigliero come presidente? (Petro fece parte fino all’inizio degli anni novanta del gruppo M19). Volete che la Colombia diventi un altro Venezuela? Hanno tuonato in ogni spazio possibile i detrattori del candidato del Pacto Histórico.

Se il primo appuntamento elettorale è stato caratterizzato dalla misurazione in Colombia dell’antiuribismo, questa seconda tornata è stata centrata sulla misurazione dell’antipetrismo, che si è rivelato minoritario e non sufficiente per far arrivare l’outsider Hernández alla presidenza.

Un Rodolfo Hernández che ha voluto evitare a tutti i costi un dibattito con Petro e che è scappato a Miami in piena campagna del ballottaggio, adducendo che i petristi (sostenitori di Petro) minacciavano la sua integrità fisica. Inoltre tutte le volte che ha aperto bocca ha creato uno scandalo: soprattutto parlando di donne e persone in situazione di povertà. Ha interrotto le interviste nelle quali gli si facevano domande sui processi di corruzione che lo vedono protagonista (il caso Vitalogic è solo l’ultimo) e ha continuato la sua cavalcata di “vecchietto Tik Tok” a colpi di luoghi comuni e populismo. Tornato in Colombia pochi giorni prima del voto di ieri, un tribunale lo ha obbligato ad un dibattito pubblico che però alla fine non è stato realizzato.

Se nella prima tornata elettorale Petro aveva ottenuto quasi 8,5 milioni di voti (40,3%), mentre Hernández quasi 6 milioni di voti (28,1 %), in questo ballottaggio i dati sono stati i seguenti (99,63 % delle schede scrutinate): Petro 11.263.196 preferenze (50,48%), Hernández 10.544.984 (47,26%). Solo il 2,24% il dato del voto in bianco, circa 500mila schede.

I cittadini e cittadine colombiane abili al voto erano 39.002.239 di cui 20.111.908 donne e 18.890.331 uomini. Le urne sono state aperte dalle 8 di mattina alle 16 del pomeriggio di ieri domenica 19 giugno, con l’abilitazione nel paese di 100.809 tavoli di votazione. All’estero il caso “curioso” è stato quello del Venezuela, dove l’83% dei votanti colombiani hanno scelto Rodolfo Hernández, distanziandosi in modo netto da un candidato di sinistra che “troppo” ricorda la Revolución Bolivariana.

Petro riesce dove aveva fallito nelle ultime elezioni presidenziali quattro anni fa, dove perse al ballottaggio contro il candidato dell’uribismo Iván Duque (attuale presidente in carica): 19.500.000 persone avevano eletto il presidente in quell’occasione, numero molto inferiore a quello di ieri, scegliendo Iván Duque rispetto proprio a Gustavo Petro (che si trovava al suo secondo tentativo). Duque raccolse 10.398.689 voti, contro gli 8.040449 di Petro.

Ora però Petro ci è riuscito, ma creare consenso in tutte le sfumature di un congresso frammentato dove il Pacto Histórico non è maggioranza (può contare circa con il 40% del Congresso), sarà tutt’altro che facile. Quest’alleanza di partiti e movimenti di sinistra e socialdemocratici chiamata Pacto Histórico è nata l’11 febbraio del 2021 per unire le organizzazioni sociali, femministe, afro, contadine, giovanili, attente ai popoli indigeni, agli esclusi, ai diseredati e in generale ai cittadini. Da ieri, questa alleanza guida il Paese nella persona di Gustavo Petro e della vicepresidentessa Francia Marquéz.

Dal canto suo, Rodolfo Hernández ha accettato in modo chiaro la sconfitta, ringraziando i milioni di colombiani che lo hanno votato per l’enorme sostegno ricevuto e augurando buona fortuna a Petro. Federico (Fico) Gutierrez, il candidato della destra grande escluso dal ballottaggio, ha invece inviato un messaggio duro al nuovo presidente iniziando il suo lavoro di opposizione politica. Il dato di fatto è che in Colombia ha vinto la democrazia, grande esempio per una regione dove questa parola (e il concetto in essa implicito) è sempre più bistrattata.

Oggi è festa a Bogotà (Corpus Christi) e tutti si domandano come sarà cambiato in borsa, a partire da domani, il dollaro statunitense contro il pesos colombiano…

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