Trent’anni fa oggi veniva inaugurato il campionato europeo di calcio con l’esito finale più sorprendente di sempre. Nella competizione continentale è capitato spesso che a vincere sia stata una nazionale non favorita. Ma nel caso del torneo disputato in Svezia a farlo fu addirittura una squadra ripescata all’ultimo, dopo che la Jugoslavia venne esclusa dalla Uefa per via della guerra in corso nei Balcani. John Sivebaeck è stato uno dei difensori titolari di quella meravigliosa Danimarca: nel 1992 era già uno dei calciatori più esperti. Oggi fa il procuratore.

Si ricorda dove era quando arrivò la convocazione?
“Io mi trovavo in Francia, avevo concluso il campionato con il Monaco. Ma non ero in vacanza, perché in calendario c’era ancora un’amichevole con la Nazionale, la partita con la Comunità degli Stati Indipendenti si sarebbe trasformata in una gara di preparazione per l’Europeo. Alcuni compagni come Schmeichel, Povlsen e Jensen erano già in vacanza e sono tornati. Siamo andati in ritiro dieci giorni prima della gara inaugurale con l’Inghilterra. Ci aveva preallertato il direttore della federazione danese: può darsi che andiamo all’Europeo, ci disse. Il giorno dopo ci chiamò anche l’allenatore Richard Moller-Nielsen”.

Quale fu il suo primo pensiero?
“Sinceramente temevo che avremmo fatto una brutta figura, il girone con Inghilterra e Francia era difficile. È stato bravo l’allenatore, una persona molto seria e preparata. Anche lui era sorpreso ma ci disse: ora facciamo il nostro meglio”.

Fu la Nazionale più forte in cui giocò?
“La Nazionale del 1986 era più forte, anche a livello di personalità. Non va dimenticato però che quella del 1992 fece un gran girone di qualificazione, battendo una volta anche la Jugoslavia. La memoria dei tifosi si mette in moto quando vinci qualcosa, il ’92 è stato qualcosa di straordinario. Non solo per me, per tutti i danesi. Che si ricordano esattamente cosa hanno fatto la sera in cui abbiamo vinto”.

Dei due fratelli Laudrup ce n’era solo uno.
“Mike era fortissimo ma non andava d’accordo con l’allenatore. Anche Brian era stato fuori quasi due anni, per fortuna venne perché ebbe un ruolo importante in tutta la competizione”.

Come giocavate?
“A zona, non troppo aperti, usando il contropiede. Ho rivisto le partite in tv di recente, abbiamo fatto alcune belle partite, il calcio era diverso da quello di oggi”.

Nel 2015 è uscito, sulla vostra vittoria, il film Estate ’92.
“Bello, anche se non tutto quello che viene raccontato è vero. Non è vero ad esempio che il team manager fece tutto, tanto merito lo ebbe l’allenatore”

Vediamo se ci sono altri miti da sfatare. Giocaste a minigolf prima della partita con la Francia?
“Vero. I più bravi eravamo io e Jensen”.

La storia del MacDonald?
“Vera. Dopo l’allenamento prima della semifinale con l’Olanda. Ci passammo davanti in bus e qualcuno disse: andiamo? Io sono stato un po’ stupido, e ho detto così non si fa e sono stato seduto in bus con Morten Bruun e Kim Christofte. Giocavo in Francia e mi sembrava una cosa da non fare. Sbagliai”.

Prima della finale con la Germania invece?
“Ci siamo preparati bene. Io mi infortunai con l’Olanda ma nei quattro giorni prima della finale feci di tutto per giocare. Giocai e venni sostituito gli ultimi 20 minuti. Fu difficile passarli in panchina quando la Germania faceva pressione. Non credevo potessimo vincere davvero”.

Ci fu anche il dramma di Vilfort e della figlia malata di leucemia?
“Quello che successe a Kim fu una cosa che ci toccò molto. Eravamo un bel gruppo, sia chi giocava sia quelli che non scesero in campo neanche un minuto”.

Faceste una bella festa dopo la finale?
“Sì, già dopo la vittoria con la Francia, quando ci raggiunsero le mogli. Io ero sposato anche nel ’86 e il matrimonio dura ancora”.

Voi ex compagni di squadra siete rimasti amici?
“Tutti gli anni ci troviamo e stiamo insieme”.

Lars Elstrup aderì a una setta spirituale e si rese protagonista più volte di atti osceni in luogo pubblico. Lui viene?
“No. È un peccato perché era un bravo ragazzo prima che accadesse qualcosa dentro alla sua testa”.

Lei ha giocato anche con il Manchester United e nel 1992 arrivò a Pescara. Quali allenatori ricorda con maggiore piacere?
“Ferguson, un grande uomo con una personalità immensa. Sepp Piontek mi ha fatto esordire in Nazionale, senza di lui la mia carriera sarebbe stata diversa. Moller-Nielsen fu il suo assistente per dieci anni: nel 1996 non mi convocò, ero in forma e mi dispiacque, tra noi due ci fu della tensione. Tra gli italiani ricordo anche Galeone, anche lui un grande con la sua tranquillità, Rumignani e Scoglio”.

Oggi la Danimarca com’è?
“È una grande squadra ma è tutto diverso perché allora l’Europeo era solo a otto squadre”.

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