Il primo avvertimento era arrivato a metà maggio. E adesso Elon Musk ribadisce in maniera chiara che l’acquisizione di Twitter può saltare se la società proprietaria del social network non fornirà i dati sugli account spam o fake registrati alla piattaforma. Il patron di Tesla ha inviato una lettera a Twitter ricordando che il rifiuto opposto finora dall’azienda viene considerato una violazione dell’accordo raggiunto per l’offerta d’acquisto con il prezzo fissato a 44 miliardi di dollari.

In una comunicazione alla Sec, Musk allega la lettera inviata il 6 giugno a Twitter, spiegando che l’azienda ha “rifiutato di fornire le informazioni ripetutamente richieste” dal 9 maggio “per facilitare la sua valutazione sugli account spam o fake della piattaforma”. L’ultima offerta di Twitter di “offrire dettagli sulle metodologie che usa è equivalente a un rifiuto” di soddisfare della richiesta di Musk, si legge nella lettera.

“Gli sforzi di Twitter di caratterizzare” la richiesta in altro modo è “solo un tentativo di offuscare e confondere”. Musk “ha detto chiaramente che non crede che le metodologie della società siano adeguate” e “i dati che ha richiesto sono necessari”, prosegue la lettera. Dal canto suo, Twitter ha risposto di aver già e che “continuerà a cooperare nella condivisione di informazioni con Musk” per la chiusura il passaggio della società. E aggiunge: “Intendiamo chiudere la transazione e applicare l’accordo al prezzo stabilito” di fusione.

Nei giorni successivi all’offerta si erano rincorsi dubbi sulla realtà capacità del fondatore di Tesla di raccogliere i fondi necessari per lanciare l’Opa senza impegnare direttamente il suo patrimonio personale e liquidare quindi azioni della casa automobilistica. L’architettura finanziaria dell’offerta era stata poi ripensata, alzando la quota di patrimonio personale con l’aggiunta di circa 6 miliardi di dollari.

Tra l’altro negli scorsi giorni altre due lettere di Musk, indirizzate ai manager di Tesla, aveva fatto molto discutere. Nella prima, obbligava i dipendenti a rientrare in ufficio dichiarando la fine dello smart working e dando come opzione le dimissioni. Nella seconda, invece, ha ordinato lo stop alle nuove assunzioni e spiegato di avere una “bruttissima sensazione” sull’andamento dell’economia che costringerà a licenziare circa un decimo degli assunti, vale a dire circa 10mila lavoratori.

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