Un mondo “HPV Free” è possibile ed è lo stesso mondo in cui i tumori alla cervice uterina – e non solo – uccideranno meno persone. Per arrivarci, tuttavia, occorre uno sforzo maggiore di quello che è stato fatto fino a oggi. E serve uno sforzo ancora più importante per recuperare i ritardi accumulati a causa della pandemia, soprattutto sul fronte delle vaccinazioni e degli screening per prevenire il papilloma virus. Per l’Italia, in particolare, sono state individuate quattro strategie precise nell’ambito dello studio “Call to action for HPV related cancers elimination: raccomandazioni e strategie da implementare a livello nazionale”, recentemente pubblicato sui Quaderni dell’Italian Journal of Public Health e presentato al ministero della Salute da VIHTALI, spin off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Il progetto aveva come scopo principale quello di far convergere i principali attori coinvolti nella prevenzione primaria e secondaria e nel trattamento delle condizioni HPV-correlate al fine di definire strategie nazionali per il raggiungimento dell’eliminazione del cancro cervicale e dei tumori HPV-correlati. “Lo studio – dice Walter Ricciardi, presidente della Mission Board for Cancer della Commissione Europea – ha un valore fondamentale per il nostro Paese ed è in linea con i Piani internazionali per la lotta contro il cancro nonché con la raccomandazione N.3 della Mission Board for Cancer: Sviluppare ed implementare strategie e politiche sanitarie efficaci di prevenzione dei tumori”.

Lo studio indica quattro ambiti di azione fondamentali: vaccinazione, screening, trattamento precoce delle lesioni da HPV per l’eliminazione del tumore della cervice uterina ed azioni di controllo degli altri tumori HPV-correlati. Come? Vaccinando in primis tutte le persone che rientrano nel target, in particolare le donne in età fertile. Ma anche sfruttare le tecnologie digitali per le chiamate allo screening e per sensibilizzare la popolazione, specialmente quella giovanile.

“Azioni prioritarie sono anche quelle riferite allo screening oncologico – sottolinea Chiara de Waure, professore associato in Igiene all’Università di Perugia – quali applicare PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali) standardizzati, dedicati alla donna positiva al test di screening; implementare strumenti di reminder e tecniche di auto-prelievo; aumentare l’adesione allo screening organizzato e recuperare i ritardi nello screening legati alla pandemia, ecc”.

Terzo pilastro per un’Italia “HPV free” è il trattamento precoce delle lesioni HPV-correlaterina. “Applicare PDTA – dice Rosa De Vincenzo, responsabile dell’Ambulatorio “Pregio” del Policlinico Universitario A. Gemelli – dedicati alla donna con lesioni della cervice uterina; monitorare i tempi di attesa per il trattamento delle lesioni cervicali da HPV; implementare la vaccinazione adiuvante post-trattamento; integrare e condividere i dati tra centri di screening di III livello e centri che fanno trattamento al di fuori; implementare l’interoperabilità dei dati; favorire una maggiore integrazione professionale e l’accesso protetto e mediato del paziente ai centri specialistici; espandere i dati della rete nazionale dei registri tumori con la registrazione delle lesioni pre-neoplastiche: linkage all’anagrafe di prevenzione unica contenente i dati sulla storia vaccinale e di screening; e registrazione dei casi che effettuano test di screening in contesto opportunistico”.

Ma l’HPV va oltre il tumore della cervice uterina e, pertanto, secondo gli gli esperti, sono e saranno necessarie nei prossimi anni azioni mirate anche per il controllo degli altri tumori HPV-correlati. Per questo è altrettanto fondamentale “implementare interventi di educazione sanitaria – dice riferisce Giovanna Elisa Calabrò, ricercatrice in Sanità Pubblica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e direttore operativo di VIHTALI – sui tumori HPV-correlati; includere le strategie di eliminazione del tumore della cervice uterina e dei tumori HPV-correlati nell’ambito dei documenti programmatici nazionali; creare HPV Unit dedicate che coinvolgano diverse figure specialistiche esperte nelle patologie HPV-correlate; predisporre un’anagrafe di prevenzione unica; sviluppare un registro di malattia ad hoc; realizzare ed implementare interventi di formazione dei professionisti sanitari coinvolti nella gestione delle malattie da HPV; standardizzare procedure per il ricorso appropriato all’HPV-DNA test nell’ambito dei tumori del distretto testa-collo, dei tumori anali e della infertilità di coppia; ed estendere la vaccinazione anti-HPV ad altre popolazioni target”.

Secondo gli autori del rapporto, per eliminare il cancro cervicale e controllare gli altri tumori HPV-correlati il nostro SSN dovrà utilizzare tutti i mezzi a disposizione puntando, anche e soprattutto, sull’innovazione tecnologica a favore di interventi efficaci e best practices finalizzate ad un’ulteriore riduzione, nel corso degli anni, dell’incidenza di questi tumori.

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