“Continuare a parlare della guerra e della vittoria dell’Ucraina, quando poi a pagare le conseguenze sono le fasce sociali più deboli, è inaccettabile. Le ragioni per cui bisogna fare un compromesso, sicuramente doloroso, con Putin è che i lavoratori non si possono permettere un prolungamento della sofferenza che ormai c’è in questi mesi. A me preoccupa questo atteggiamento così disinvolto del governo rispetto ai danni che stanno subendo i lavoratori e le piccole imprese, dando per scontato che a pagare gli effetti della crisi siano loro.”. È il monito lanciato al governo Draghi dal deputato di LeU, Stefano Fassina, intervenuto nella trasmissione “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus.

“Si sta aggravando una situazione che era già grave – osserva Fassina – Mi pare che ci sia una scelta sempre più esplicitata che a pagare debbano essere i lavoratori, i pensionati e le piccole imprese. Non si intende intervenire per limitare la crescita dei prezzi. Da ieri pomeriggio si sta celebrando questo successo del governo sul tetto al prezzo del gas, ma, in realtà, nonostante l’impegno generoso del nostro esecutivo, nelle conclusioni è scritto soltanto che il Consiglio invita la Commissione a esplorare coi partner internazionali le modalità per frenare i prezzi del gas. Siamo cioè molto lontani dal fissare un tetto al prezzo del gas“.

Il parlamentare annuncia: “Noi torneremo a chiedere al ministro Cingolani di fissare un tetto nazionale al prezzo del gas, come hanno fatto Spagna e Portogallo. Mentre la Ue tenta di superare tutti gli ostacoli, dobbiamo mettere questo tetto nazionale, perché siamo in una situazione insostenibile. C’è anche bisogno di dare sostegni più consistenti alle imprese. E noi coi crediti d’imposta, che non servono a nulla se le imprese non hanno liquidità, ma con sostegni e prezzi calmierati per il gasolio. In più, bisognerebbe pure evitare di fare autogol, come è stato in realtà l’accordo sul blocco dell’importazione del petrolio russo”.

Fassina spiega: “L’accordo sul blocco del petrolio russo farà male solo a noi europei senza danneggiare la Russia, perché non hanno incluso nelle sanzioni le navi petroliere che trasportano petrolio via mare. Se non sanzioni anche quelle navi petroliere, quel petrolio che viene preso dai porti russi è portato poi, ad esempio, in India, che nel frattempo ha più che raddoppiato la sua importazione di petrolio russo negli ultimi mesi. Quindi – conclude – l’effetto di tutta questa operazione è che noi avremo una ulteriore spinta inflazionistica e al contempo non facciamo alcun danno a Putin, che, pur vedendo il prezzo del greggio salire, non lo lascerà nei depositi russi ma lo esporterà verso altri Paesi”.

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