Il disallineamento rischia di creare il caos per le categorie che sono sottoposto all’obbligo vaccinale e quindi la Regione Piemonte ha chiesto un chiarimento formale al ministero della Salute. In ballo, secondo l’edizione torinese de La Stampa, ci sono oltre 20mila persone. E tra loro negli scorsi giorni già 17mila persone hanno ricevuto dall’Agenzia delle Entrate una raccomandata di avviso. La terza dose per coloro che hanno contratto il Covid prima del 1° febbraio dopo aver completato il ciclo primario è un’enigma, secondo l’amministrazione regionale piemontese. E il problema – con ogni probabilità – riguarda anche altre territori.

Così l’assessore alla Salute Luigi Icardi ha chiesto chiarezza sull’allineamento tra l’algoritmo usato dall’Agenzia delle Entrate e quello applicato dal Sistema sanitario per la gestione della campagna vaccinale, in modo da sgombrare il campo dalle contrastanti interpretazioni sugli obblighi della somministrazione e dei conseguenti provvedimenti sanzionatori. Anche perché diverse migliaia di persone interessate rientrano nella categoria dei professionisti sanitari, dei lavoratori impiegati in strutture residenziali, socio-assistenziali e socio-sanitarie.

Da qui la richiesta di fornire “interpretazioni chiare” in merito al valore giuridico e sanitario della guarigione dall’infezione da Covid-19 a seguito del completamento del ciclo primario. E nel caso sia considerato al pari di quanto previsto nell’ambito del ciclo primario, chiede la Regione Piemonte, “si provveda alla formale autorizzazione, da parte del ministero della Salute, alla somministrazione di quella che a tutti gli effetti si configurerebbe come ‘second booster’, alle fasce di popolazione soggette ad obbligo vaccinale”.

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