“I nostri politici hanno stretto mani, hanno telefonato, hanno avuto incontri bilaterali europei e internazionali dove ogni volta veniva promessa la collaborazione. Continuano a essere presi in giro, nella dignità e nell’intelligenza”. Queste le parole di Claudio e Paola Regeni, genitori di Giulio Regeni, dottorando triestino dell’Università di Cambridge, rapito il 25 gennaio del 2016 al Cairo e ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo nella capitale egiziana.

“Questi – hanno detto i genitori in collegamento a Che tempo che fa – hanno confermato ufficialmente che non collaboreranno. Ed è giusto secondo noi prender dei provvedimenti seri nei loro confronti, perché la realpolitik non può prevalere sui diritti umani”, hanno aggiunto i genitori del ricercatore friulano per poi ripercorrere le tappe della vicenda che vede il processo ai quattro uomini dei servizi segreti del Cairo ancora fermo perché non è stato possibile avere gli indirizzi per la notifica del procedimento (il 15 luglio è prevista l’udienza alla Corte di Cassazione sul ricorso contro la sospensione).

“Per l’Egitto tutto è fermo, tutto è chiuso e non ha alcuna voglia di collaborare”, ha detto fra l’altro la madre. “Ci sono delle foto che riguardano gli imputati. Noi vorremmo fare un appello a chiunque abbia informazioni riguardanti questi imputati che si faccia avanti scrivendo alla nostra avvocata, Alessandra Ballerini“.

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