Possibilità di rinviare le gare di un anno, fino al 31 dicembre 2024, in caso di contenziosi o altri problemi. E indennizzo per la perdita dell’avviamento, calcolato tenendo conto dei libri contabili o in base a una perizia giurata e ovviamente senza tener conto dei beni abusivi. È quello che prevede l’ipotesi di mediazione sulla questione delle concessioni balneari messa a punto dal governo e inviata ai gruppi parlamentari martedì per sciogliere il nodo che tiene incagliato il ddl Concorrenza. L’accordo su quel punto ancora non c’è, ma nel pomeriggio la capigruppo ha stabilito che il provvedimento verrà esaminato e votato nell’aula del Senato lunedì 30 maggio, se sarà concluso l’esame in commissione. Quanto alla fiducia, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, ha affermato di “non avere ancora gli elementi”, ha spiegato Luca Ciriani di Fdi. Il premier Mario Draghi la scorsa settimana ha avvertito i partiti di maggioranza che il ddl va approvato entro fine mese e senza intesa porrà la fiducia sulla versione iniziale del testo.

La commissione inizia a votare gli altri emendamenti – Della proposta hanno discusso il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, il viceministro al Mise Gilberto Pichetto e i relatori del provvedimento in commissione Industria al Senato, Stefano Collina (Pd) e Paolo Ripamonti (Lega). Clima “molto collaborativo”, fa trapelare l’esecutivo dopo che la settimana scorsa si è arrivati all’ultimatum. I gruppi di maggioranza si sono riservati di fare ulteriori approfondimenti sulla proposta, ma all’unanimità hanno deciso di cominciare intanto l’esame degli emendamenti sugli altri articoli del ddl in commissione Industria al Senato, per non disperdere il “grande lavoro di mediazione e di approfondimento”.

La proposta del governo sulle concessioni – La proposta del governo è che “in presenza di ragioni che impediscano la conclusione della procedura selettiva entro il 31 dicembre 2023, ivi comprese, a titolo esemplificativo, la presenza di un contenzioso o difficoltà oggettive legate all’espletamento della procedura stessa”, l’autorità competente può “differire il termine di scadenza delle concessioni in essere per il tempo strettamente necessario alla conclusione della procedura e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2024. Fino a tale data l’occupazione dell’area demaniale da parte del concessionario uscente è comunque legittima”.

Andranno poi previsti “criteri uniformi per la quantificazione dell’indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, posto a carico del concessionario subentrante, in ragione della perdita dell’avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico, del valore residuo dei beni immobili oggetto di investimenti per l’esercizio dell’impresa, calcolato sulla base delle scritture contabili ovvero di perizia giurata redatta da un professionista abilitato, che ne attesta la consistenza, sempre che sussista un titolo legittimo per i beni per la cui realizzazione o utilizzo nell’attività di impresa sia richiesto un titolo abilitativo, compresa ove prevista la comunicazione o la segnalazione dell’autorità amministrativa”.

I dubbi dei partiti – Secondo M5s e Iv è troppo ampia la discrezionalità per le deroghe alle gare. Sono state evidenziate perplessità sulla formula che indica “a titolo esemplificativo, la presenza di un contenzioso o difficoltà oggettive legate all’espletamento della procedura stessa”. Forza Italia, dal canto suo, “a tutela degli indennizzi” per le aziende a cui non viene rinnovata la concessione chiede ulteriori approfondimenti sulla definizione del “valore residuo dei beni immobili oggetto di investimenti per l’esercizio dell’impresa”, per chiarire se si intenda al netto o al lordo degli ammortamenti.

Il lavoro in commissione – Il calendario concordato a fine aprile per accelerare i tempi prevede che sia affidato ai senatori il lavoro sugli articoli da 1 a 18 e da 29 a 32, inclusi quindi concessioni balneari e idroelettriche, servizi pubblici locali e farmaci, e ai deputati della commissione Attività produttive della Camera in seconda lettura quello sugli articoli 7 e 8, su trasporto pubblico locale, Ncc e taxi, e quelli da 19 a 28, su telecomunicazioni, Rc auto e attività d’impresa. Sul tema dei taxi hanno rilanciato obiezioni i deputati della Lega Elena Maccanti, capogruppo in Commissione trasporti, ed Edoardo Rixi, componente Commissione trasporti e responsabile nazionale Infrastrutture, secondo cui la delega è “inutile, dannosa e allungherebbe i tempi” rispetto al completamento della riforma del settore avviata tre anni fa.

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