Papà, papà me lo compri? Sono l’ultimo di tre figli e, sostengono miei fratelli (ma io ho sempre considerato la fonte non attendibile), da che ho cominciato a guardare la televisione ho sempre tormentato i miei genitori con quella frase. In realtà, questo sostengo io a differenza dei due soggetti di cui sopra, è sempre bastato un tenero e nemmeno troppo giustificato rifiuto da parte di mio padre o mia madre per farmi desistere dall’intento, ma la sostanza cambia poco: su di me la pubblicità aveva un effetto incredibilmente affascinante; i colori, le musiche, le ambientazioni di quei filmati mi portavano in un mondo meraviglioso che all’Andrea bambino sembrava perfetto e giusto in ogni sua parte.

Che delusione, ad esempio, quando dovetti accettare la triste realtà: Coccolino, l’orsetto dell’ammorbidente regalato con il fustino, non parlava. Era un trucco pubblicitario, appunto ☹

La pubblicità, l’ho poi imparato anche studiandola in modo professionale, può avere un effetto fortissimo su chi vi è esposto, soprattutto se ha un’età tale da non consentirgli ancora di dividere realtà e finzione ed è importante che le aziende comincino ad assumere un ruolo critico e responsabile a riguardo. Immaginate gli effetti che può causare una pubblicità di prodotti alimentari.

Mi ha colpito, proprio per questo, la non facile decisione di Unilever, una delle aziende più importanti al mondo, che ha scelto di non fare più azioni di marketing di prodotti alimentari dedicate a target Under 16. Non è un passo semplice per un’azienda che di vendite vive, ma è un passo importante perché riconosce che la pubblicità possa essere distorsiva se male interpretata e, magari, arrivare ad essere responsabile dell’insorgere di disturbi alimentari gravi dettati dalla tentata aderenza a modelli sbagliati.

Nella stessa linea di responsabilità si inserisce un’altra azione creata, anche questa volta, da un marchio del food che, con la sua fondazione, si occupa spesso del rapporto tra cibo, persone e ambiente.

Grazie alla collaborazione con personaggi molto amati dai ragazzi (Lillo, Yoko Yamada, Max Angioni e Laura Formenti) Fondazione Barilla ha dato vita ad un progetto intelligente che fa di food facts, sintesi bellissima di anni di lavori e studi, la spina dorsale di una serie di video brevi e divertenti girati al fine di veicolare messaggi importanti in modo che siano comprensibili da tutti, con evidenze chiare associate a un gesto semplice da mettere in atto.

Sono sempre i giovani uno dei target principali di riferimento di iniziative come quelle che ho raccontato proprio perché, secondo l’indagine IPSOS Pan-European survey – Climate top priority for youth, il 34% dei giovani intervistati ritiene di poter essere attore principale nella salvaguardia del Pianeta anche, appunto, con azioni concrete volte a ridurre gli sprechi alimentari.

E, comunque, se non era vero nemmeno che Dan Peterson passava le sue giornate a bordo piscina a sorseggiare thè freddo… lasciatemi nell’ignoranza. Grazie!

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