Esattamente dieci anni fa, nella notte del 20 maggio, in Emilia-Romagna si avvertirono le prime scosse di terremoto, più forti nei territori compresi tra Modena e Ferrara, ma ben avvertibili anche a Bologna. Anch’io ricordo lo smarrimento notturno provato al primo tremolio del letto. Ma chi si trovava nel cratere del sisma provò molto più e molto peggio di un senso di sospesa precarietà. Dopo giorni e giorni agitati dalla ripetuta presenza delle scie sismiche, il 29 maggio il secondo grosso scrollone fece sbriciolare definitivamente gli edifici lesionati dalla prima scossa. E aumentò ancora di più il livello di allarme tra la popolazione più direttamente colpita, e non solo: l’imprevedibilità del terremoto, si sa, proprio per questo ha effetti destabilizzanti. Anche salire ai piani alti di un edificio era percepito come una sorta di roulette russa: e se viene un’altra scossa mentre sono in ascensore? Ma è il bilancio finale a non lasciare dubbi sulla portata delle devastazioni causate dal sisma: 28 decessi, 300 feriti, 45mila sfollati e danni per 12,2 miliardi di euro.

A dieci anni di distanza, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – come sempre applauditissimo – non ha voluto mancare, oggi, alla cerimonia che a Medolla e Finale Emilia ha ricordato non solo le ferite inferte dal terremoto a famiglie, imprese, territorio, ma anche la forza della comunità nel rimettersi in piedi. Una solidarietà che si manifestò nelle donazioni, nell’opera delle associazioni di volontariato e dei dipendenti pubblici, di lavoratori e imprenditori, fino, in modo spicciolo, alla catena autorganizzata di vendita tra amici e conoscenti in tutta la regione di centinaia di forme di parmigiano-reggiano, l’“oro giallo” rotolato giù dalle scansie nei magazzini in cui era conservato per la stagionatura, ormai invendibile nei canali canonici di negozi e supermercati.

Dopo l’inno di Mameli intonato sul palco da Nek, l’artista modenese che non ha mai fatto mancare la solidarietà ai territori così duramente colpiti, le parole dell’allora Presidente dell’Emilia-Romagna Vasco Errani e dell’attuale Presidente Stefano Bonaccini hanno ripercorso le fasi della ricostruzione, in un’epoca – è stato sottolineato – in cui ancora non si disponeva di un ordinamento chiaro della Protezione Civile, poi costruito proprio sulla base dell’esperienza diretta fatta sul campo. Eppure, lo sforzo straordinario messo in campo da cittadini, volontari, comuni, aziende, lavoratori, Protezione Civile ha dato risultati che nelle ore in cui quei territori si trovavano letteralmente in ginocchio non erano nemmeno immaginabili.

Oggi la ricostruzione è completata al 95%. Sono stati concessi contributi per quasi 6,5 miliardi di euro, erogati alle famiglie e alle imprese delle aree colpite. I fondi europei, ha rimarcato oggi con orgoglio Vasco Errani, sono stati tutti spesi e tutti rendicontati al centesimo. Per escludere l’intromissione della criminalità organizzata furono compilate “liste bianche” di imprese a cui affidare gli appalti e i lavori anche da parte dei privati. 17.500 abitazioni sono state ripristinate e 27mila persone sono rientrate nelle proprie case; 570 scuole sono state ricostruite o costruite ex-novo, col risultato che non è andata persa nemmeno un’ora di lezione: all’inizio del nuovo anno scolastico, alunne ed alunni avevano già una scuola da frequentare. Seimila piccole attività sono state rese di nuovo agibili, 3.500 aziende industriali e agricole ristrutturate e altre 1.550 imprese hanno potuto mettere in sicurezza i propri stabilimenti. Il settore biomedicale concentrato nel modenese, un’autentica eccellenza di livello internazionale, è stato messo in condizioni non solo di non dover delocalizzare le produzioni per poterle preservare al disastro come si era temuto inizialmente, ma addirittura di migliorare il proprio apparato tecnologico.

Ancora: mille interventi sono stati effettuati nei centri storici e 330 chiese riaperte al culto. La ricostruzione privata e produttiva è praticamente chiusa, mentre proseguono i lavori per completare la realizzazione del Piano delle opere pubbliche e dei beni culturali. Anche in questi ultimi due anni, segnati dalla pandemia, i cantieri, pur rallentati, non si sono mai fermati. Un ‘cratere’ iniziale che contava 59 Comuni oggi è ristretto a 15. Di macerie in giro da anni non se ne vedono più. Anche in questo caso, la macchina organizzativa messa in piedi dalla Regione per recuperarle e smaltirle in maniera sostenibile ha funzionato come un proverbiale orologio svizzero.

Per dare il giusto valore alla ricostruzione, al profondo senso di solidarietà e all’inclinazione al self-help, tipico di questi territori e capace di fare da collante per la ripresa senza lasciare indietro nessuno, la Regione Emilia-Romagna ha dedicato diversi prodotti editoriali: a partire dal portale sul decennale – www.decennalesisma2012.it – con news, calendario degli eventi, galleria fotografica e il resoconto sulla ricostruzione “Emilia più di prima”. Posso dirlo? Orgogliosa dell’Emilia-Romagna!

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