Al posto di Vito Petrocelli, il M5s indicherà il nome di Gianluca Ferrara per guidare la commissione Esteri del Senato. Secondo quanto si apprende, il nome del parlamentare è stato indicato dalla capogruppo Mariolina Castellone come “naturale conseguenza del suo ruolo, finora, di capogruppo del Movimento nella commissione”. In base al regolamento, la presidenza sarà assegnata con un voto segreto da parte di tutti i componenti della commissione, una volta ricomposta. Sarà lo step successivo allo scioglimento deciso il 10 maggio dalla presidente del Senato Elisabetta Casellati sulla base del parere espresso dalla Giunta per il regolamento intervenuta sul caso del presidente della commissione. Petrocelli era finito sotto accusa perché considerato da più parti troppo “filo putiniano” per il ruolo e dopo le sue dichiarazioni pubbliche contro il governo e l’invio di armi.

Nella commissione il M5s è attualmente il gruppo maggioritario con cinque componenti. Ferrara è stato eletto nella circoscrizione Toscana nel 2017 ed è stato capogruppo del M5s in commissione Esteri. Altri papabili per la presidenza sono Ettore Licheri, ex capogruppo M5s e nome che, secondo indiscrezioni, sarebbe in quota “contiani” e Simona Nocerino, non molto gradita al centrodestra per la sua poca esperienza agli Esteri. Non tornerà in commissione il pentastellato Alberto Airola, il senatore “pacifista” che ha chiesto ai vertici del gruppo di poter essere trasferito nella commissione Cultura. Tuttavia, per alcune fonti interne al M5s, il toto nomi sulla presidenza sarebbe un modo per ‘bruciare’ i candidati finora circolati. Secondo quanto apprende LaPresse da fonti parlamentari del Pd, “niente in contrario” sul nome del senatore M5s Ferrara. “Non sindachiamo sui nomi”, assicurano i dem. “È una prassi che la sostituzione di una posizione venga fatta dal partito che la ricopriva”, è la linea. L’unico auspicio, rivelano le stesse fonti, “è quello che si possa lavorare in piena sintonia con il governo”.

Ma non mancano le resistenze. Tra chi protesta c’è già Italia viva. “Sul nuovo presidente la maggioranza deve fare una riflessione collegiale”, ha dichiarato il presidente Iv Davide Faraone, “nessuno gode di un diritto divino per rivendicare la presidenza e non vale nemmeno il principio ereditario. Non possiamo rischiare di trovarci un altro Petrocelli alla guida di un organismo così strategico e delicato nella fase attuale, nulla deve essere dato per scontato, è necessaria una condivisione nel metodo della scelta e sulla figura del nuovo presidente”.

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