“Un’uscita dalla Russia è complicata, le soluzioni alla nostra posizione nel Paese sono complicate”. Parola dell’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, che ha precisato come la banca ha “preso una decisione nel primo trimestre che ci permette di considerare tutte le opzioni senza un ulteriore impatto sul nostro capitale”.

La banca milanese ha ridotto la propria esposizione verso la Russia di 2 miliardi di euro. “Su queste basi possiamo esaminare e attuare le migliori opzioni per risolvere la nostra presenza in Russia senza la pressione di subire impatti sulla nostra posizione di capitale. Questo ci dà il tempo per valutare l’opzione migliore. Ci è chiaro dove i nostri stakeholder vogliono che andiamo e stiamo lavorando in quella direzione”, ha aggiunto.

Unicredit potrebbe avere maggiore chiarezza sulla Russia nel secondo trimestre. “Penso che il secondo trimestre sarà importante per capire il punto di caduta sulla Russia”, ha sottolineato il banchiere. Orcel ha aggiunto di considerare “altamente improbabile” un “azzeramento degli asset russi a fine giugno”. Comunque l’impatto sui coefficienti patrimoniali sarebbe limitato anche perché la parte più ampia dell’azione di de-risking è stata effettuata nel primo trimestre.

Secondo le “valutazioni più recenti nello scenario più estremo la perdita sulla Russia è di 5,2 miliardi”, ha quindi ricordato Orcel spiegando che “la riduzione dell’esposizione” verso la Russia nel trimestre è avvenuta “in parte tramite lo scambio di asset con controparti russe non soggette a sanzioni ma, su questo fronte, ci sono ormai sempre meno opportunità, in quanto sempre più controparti sono sanzionate”, ha evidenziato.

Unicredit, escludendo la Russia, ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 1,2 miliardi di euro su ricavi netti a 4,7 miliardi con un incremento del 7,9 per cento anno su anno a seguito delle rettifiche su crediti prossime allo zero in questo trimestre. Il margine di interesse si è attestato a 2,2 miliardi, in rialzo del 2 per cento trimestre su trimestre tenendo conto di poste straordinarie. Le commissioni sono state pari a 1,8 miliardi in aumento del 9 per cento trimestre su trimestre e dell’8 per cento anno su anno e i costi sono stati pari a 2,3 miliardi, con una diminuzione del 5 per cento trimestre su trimestre e del 3 per cento anno su anno.

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