Ancora una volta gli effetti della guerra in Ucraina minacciano di non arrestarsi al solo pianeta Terra. Secondo una recente inchiesta della Reuters, centinaia di nuovi satelliti rischierebbero nel prossimo futuro di non raggiungere lo spazio a causa delle sanzioni dirette alla Russia come conseguenza dell’invasione di quest’anno. Secondo i dati dell’aggregatore di servizi di lancio nello spazio Precious Payload, più di 800 satelliti sotto i 100 chilogrammi dovrebbero essere messi in orbita solo quest’anno, quasi il doppio del numero di lanci nel 2021. E la Russia nel tempo, nonostante l’emergente concorrenza di compagnie statunitensi, ha rappresentato un vero e proprio colosso dei lanci spaziali, mantenendo negli ultimi cinque anni una rilevante quota di orientativamente il 16 per cento del mercato di settore a livello globale, stando ai dati riportati dall’agenzia di stampa.

Anzi la quota complessiva di mercato è stata anche superiore se si considerando i lanci Soyuz (sospesi il 4 marzo scorso, ndr), effettuati dalla joint-venture franco-russa Starsem. Certo, compagnie come SpaceX e Rocket Lab USA, stanno cercando di colmare il vuoto determinato dalle sanzioni e dalla conseguente impossibilità di servirsi dei russi, ma gli stessi rappresentanti di queste aziende non sono sicuri che sarà possibile fare fronte all’impennata della domanda di lanci, determinata in buona parte dalla creazione di reti satellitari dedicate a internet e non solo, da parte di giganti tecnologici come Amazon (che sta portando avanti la rete Kuiper) e Space X con la sua rete Starlink.

Nel 2024, 2025, quando tutte queste mega costellazioni di satelliti avranno bisogno di un lancio, ci sarà un vero problema”, ha dichiarato alla Reuters Peter Beck, amministratore delegato di Rocket Lab, riferendosi alle reti di satelliti per comunicazioni costruite da SpaceX, AST Spacemobile e OneWeb. Lo stesso Beck ha affermato che i problemi di lancio coinvolgerebbero anche i satelliti più piccoli utilizzati per visualizzare la Terra e condurre osservazioni scientifiche che di solito condividono un passaggio in orbita su un razzo con altri satelliti. Nel caso non si dovesse riuscire a compensare per l’assenza dei razzi russi, le conseguenze per le compagnie impegnate nella realizzazione di nuove reti satellitari potrebbero essere gravi. Esiste infatti il rischio di perdere i diritti di lancio se non si rispettano le scadenze prescritte dalla Federal Communications Commission (FCC), l’autorità USA per le comunicazioni. E comunque alcune aziende potrebbero non ottenere in tempo i necessari ritorni sui propri investimenti. Problemi che si andrebbero ad aggiungere ad altri già cronici del settore come quello della cosiddetta “spazzatura spaziale” strettamente legato proprio alle reti satellitari. Secondo lo Space Debris Office dell’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea, dei circa 12.900 satelliti che sono stati posti in orbita dall’inizio dell’era spaziale, oltre il 60 per cento è ancora lì e oltre il 30 per cento di questi non funziona più. Più tempo impiegano a deorbitare, maggiore è la probabilità che entrino in collisione con altri satelliti defunti o frammenti e detriti. Una questione, che lunch crunch o meno, sembra destinata a peggiorare.

Gianmarco Pondrano Altavilla

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