“Il primo e più evidente effetto demografico del Covid è che in 22 mesi, tra l’1 marzo del 2020 e il 31 dicembre del 2021, mancano all’appello in Italia 606mila residenti. Sul fronte dei decessi, si sono contati 145mila morti, superiori al 125 mila registrati durante la seconda guerra mondiale, tra il 1940 e il 1943. I decessi per covid, tra il 2020 e il 2021, rappresentano il secondo e il quarto valore più alto mai registrato in Italia nel corso dell’ultimo secolo. In termini di vittime, abbiamo cioè subito gli effetti di una guerra “. Sono le parole presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, intervenendo al convegno “Due anni in trincea”, promosso a Firenze dalla Fondazione Cesifin e dall’Associazione Neodemos.

Blangiardo spiega anche che nel 2020 l’aspettativa nazionale di vita si è ridotta di un anno, con eccezioni locali come la Lombardia, dove il calo nell’aspettativa è stato maggiore. E si sofferma sulla natalità: “Il Covid ha spaventato i futuri genitori con un calo dei concepimenti (-10/11%), come accadde con lo scoppio della seconda guerra mondiale e con l’arrivo della nube tossica di Chernobyl nel 1986. In poche parole, a causa dello spavento, molti concepimenti sono stati sospesi in attesa di tempi migliori. La stessa cosa è successa col covid, fino al marzo del 2021 quando c’è il colpo di scena: rispetto al marzo del 2020 la natalità cresce. E la crescita è determinata per la maggioranza da donne italiane laureate non più giovani“.

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