di Milvia Bruschi

Mi aggiungo a coloro che scrivono a proposito della “narrazione” della guerra in Ucraina. Condivido molto di quello che è stato scritto da altri: mentre le due parti in causa (e i rispettivi sostenitori mediatici) si ingegnano a fornire ognuno la propria narrazione, come se non ci fosse una realtà oggettiva e spaventosa che andrebbe correttamente interpretata per essere risolta, il mondo reale scivola verso il baratro. Sono ancora una volta sconcertata. E rattristata e spaventata.

L’esempio più eclatante di una narrazione imposta dalla nostra grande democrazia è quello che sta succedendo intorno al professor Alessandro Orsini. Uno studioso che conosce a fondo questa realtà complessa ed esprime opinioni forti. Si può essere d’accordo o meno, ma ha il coraggio di andare contro la corrente cui siamo assuefatti.

Personalmente, condivido le sue considerazioni, a cui riconosco una profonda conoscenza e l’onestà della loro durezza. In modo molto più rudimentale e approssimativo, prima di sentirlo una prima volta a PiazzaPulita avevo avuto pensieri corrispondenti: basta armi inutili, basta illusioni che produrranno solo ulteriori devastazioni e morti tra civili, donne, anziani, bambini. Già, i bambini: forse solo loro, nella loro innocenza, potrebbero comprendere questa logica incontestabile.

L’ho ascoltato in altri contesti televisivi. Non commento i toni e le argomentazioni dei suoi interlocutori, che ormai conosciamo nella loro prevedibilità. Mi limito ad apprezzare la professionalità di chi ha promosso questi confronti. Ma ciò che più mi ha colpita sono state le sue parole che definirei accorate, le verità che ci ha disvelato, il suo tono intenso e, se posso dire, commosso (almeno così mi è parso) nello sforzo di far comprendere qualcosa che è talmente semplice, pur nella complessità, da poter essere compreso da tutti ma non poter essere accettato dalla comune dilagante ipocrisia, sia politica che mediatica.

Oggi apprendo che la Rai, “viste le polemiche” che ha suscitato l’ultimo suo intervento a Cartabianca, il contratto con il prof Orsini è stato rescisso. E mi sento ancora più sconfortata, è questa la nostra democrazia? Quella per cui ci facciamo paladini contro tutti i dittatori? È semplicemente osceno e inaccettabile.

Se posso, da qui vorrei rivolgermi ad Orsini: caro Professore, Le auguro di poter continuare a parlarci, a dare spunti seri di riflessione alla pubblica opinione, a svolgere i Suoi studi e il Suo prezioso lavoro. Glielo auguro con tutto il cuore, anche con una buona dose di egoismo perché le persone come Lei fanno bene a questo mondo ammalato, ora più che mai. Affinché i nostri cervelli non si spengano.

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