La Camera ha approvato la proposta di legge sulla morte volontaria medicalmente assistita. Il testo sul fine vita è stato approvato a Montecitorio con 253 voti a favore, 117 contrari ed un astenuto. Ora il provvedimento passa al Senato, dove però il percorso potrebbe essere molto più complicato se il fronte della vecchia maggioranza giallorossa non terrà: potrebbe per esempio essere un replay di quanto avvenuto con il ddl Zan, bocciato per effetto delle giravolte di Italia Viva. Nelle dichiarazioni di voto hanno votato sì i gruppi di centrosinistra e del M5s e hanno votato no le forze di centrodestra. Italia Viva ha lasciato libertà di coscienza. “Le persone più in difficoltà non possono essere lasciate in balia dell’incertezza” ha detto in Aula Graziano Delrio a nome del Pd. “Al centro della discussione va messo il dovere di rispondere con un quadro legislativo a delle persone che vivono una situazione particolare” ha aggiunto, respingendo l’accusa al testo “di aprire la strada alla cultura eutanasica”. Proprio su questo concetto si era concentrata l’opposizione del centrodestra. “Speriamo che al Senato si possa dialogare meglio su un punto decisivo sulla vita umana” ha detto Pierantonio Zanettin per Forza Italia, sottolineando che bisogna “rispettare la vita umana dal suo primo all’ultimo momento”.

Ma per Gilda Sportiello (M5s) “questa legge tutela il diritto alla vita, il sacrosanto diritto alla autodeterminazione, non la morte. Dobbiamo ascoltare il grido di aiuto, la richiesta avanzata da decenni da chi vuole porre fine alle proprie sofferenze nel proprio Paese perché non tutti son in grado di raggiungere la Svizzera”. “Questa legge è sicuramente perfettibile, ma in questo momento è l’unica che questo Parlamento era in condizione di approvare” ha aggiunto.

Il riferimento è al fatto che il testo approvato è decisamente “annacquato”, anche rispetto ai soli rilievi mossi dalla Consulta nella pronuncia di oltre tre anni fa. L’elaborazione delle norme è partita effettivamente dalle indicazioni della Consulta che, nel novembre 2018, ha sollecitato il Parlamento a varare una legge sul suicidio assistito. Nel 2019 ha poi indicato quattro i pilastri: che il paziente sia in grado di intendere e volere, che sia affetto da una malattia non reversibile, che abbia sofferenze psichiche o fisiche intollerabili, che dipenda da presidi vitali. La legge che arriva in Aula alla Camera stabilisce il percorso attraverso cui “la persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile” può “richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita”. Nel corso dei lavori, la commissione ha accolto alcune delle richieste del centrodestra, come l’introduzione della possibilità di obiezione di coscienza per i sanitari e la previsione che le sofferenze del paziente siano “fisiche e psichiche” e non “fisiche o psichiche”, come indicato dalla Consulta.

Per l’associazione Luca Coscioni l’approvazione del testo è un “passaggio positivo nonostante i passi indietro”. “Finalmente – dichiarano i leader dell’associazione Filomena Gallo e Marco Cappato – il Parlamento dà segno di voler provare ad assumersi le proprie responsabilità. Non sarebbe mai accaduto senza il coraggio di persone come Piergiorgio Welby, Fabiano Antoniani e Davide Trentini, che resero pubblica la loro scelta, senza le disobbedienze civili e senza 1.240.000 persone che hanno firmato il referendum per la legalizzazione dell’eutanasia attiva facendo emergere una profonda consapevolezza e volontà popolare”.

Gallo e Cappato ammettono di non farsi “illusioni”. “Siamo ben consapevoli – proseguono – della difficoltà che rappresenta il passaggio al Senato, nonché degli effetti discriminatori del testo nella versione attuale, che esclude dalla possibilità di accedere all’aiuto a morire i pazienti ‘non tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale’ (come ad esempio solitamente sono i malati terminali di cancro e alcune malattie neurovegetative). È per questo indispensabile che la legge sia immediatamente calendarizzata al Senato e per questo ci mobiliteremo nelle piazze italiane dall’8 al 10 aprile. Al Senato sarà poi necessario superare le odiose discriminazioni previste dalla legge così come approvata in prima lettura dalla Camera. Ci appelliamo ai gruppi che hanno votato a favore perché immediatamente iscrivano all’ordine del giorno la legge, in modo da accelerare il necessario processo migliorativo di un testo che riprenda quanto sancito dalla Consulta, rispondendo all’invito di tutelare le persone più fragili e -aggiungiamo noi sulla base dell’esperienza quotidiana dell’Associazione -non si discrimini chi oggi non rientra nelle condizioni previste dal testo uscito dalla Camera oggi”. Ad ogni modo, concludono Gallo e Cappato, “continueremo le nostre azioni nonviolente di disobbedienza civile in aiuto a quei malati esclusi dal diritto di essere liberi di scegliere fino alla fine della loro vita”.

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