È stato scelto il farmaco per Mario, il 44enne tetraplegico marchigiano che ha ingaggiato una battaglia legale con l’Azienda sanitaria Unica regionale per l’applicazione della sentenza della Consulta sul caso Cappato-Dj Fabo. Verrà usato il Tiopentone, il cui uso è stato giudicato corretto per il suicidio medicalmente assistito da una commissione multidisciplinare istituita dalla stessa Asur, come anticipato dal Corriere Adriatico. L’associazione Luca Coscioni parla di “una svolta storica”.

La scelta del farmaco e delle modalità di somministrazione erano il tassello mancante rimasto in sospeso dopo il via libera del Comitato Etico regionale, che aveva individuato nel tetraplegico marchigiano le condizioni richieste dalla senza della Corte Costituzionale. La battaglia legale di Mario però è cominciata 16 mesi fa, con la richiesta al Tribunale di Ancona che l’Asur verificasse la sussistenza dei requisiti. Nello scorse settimane Mario aveva anche denunciato lo stesso Comitato e l’Asur Marche per il reato di tortura, oltre che per il reato di omissione di atti di ufficio e tutti gli ulteriori reati collegati che potessero configurarsi, “a causa dei continui ostruzionismi e omissioni, che si manifestavano sotto forma di mancate verifiche sul farmaco e le relative modalità di somministrazione” fa sapere l’associazione Luca Coscioni, che lo ha assistito nella battaglia legale.

“Sul cosiddetto ‘aiuto al suicidio’, da oggi in Italia abbiamo non solo delle regole precise, stabilite dalla Corte costituzionale nella ‘Sentenza Cappato’, ma anche delle procedure e delle pratiche mediche definite che includono le modalità di autosomministrazione del farmaco da parte del paziente”, hanno dichiarato Filomena Gallo, co-difensore di Mario e segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, e Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni.

“La validazione del farmaco e delle modalità di autosomministrazione crea finalmente un precedente che consentirà a coloro che si trovano e si troveranno in situazione simile a quella di Mario di ottenere, se lo chiedono, l’aiuto alla morte volontaria senza dover più aspettare mesi subendo la tortura di una sofferenza insopportabile contro la propria volontà”, continuano Gallo e Cappato. “Sarebbe ora grave – sottolineano – se il Parlamento insistesse a voler approvare delle norme, come quelle in discussione alla Camera, che restringono, invece che ampliare, le regole già definite dalla Corte costituzionale. È a questo punto ancora più importante che si possa tenere il referendum sul fine vita, che consentirebbe di eliminare la discriminazione nei confronti di coloro che devono essere aiutati da un medico per ottenere di porre fine alla propria vita senza soffrire – una possibilità oggi vietata perché si configura il reato di omicidio del consenziente”.

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