La sera del 13 febbraio nel lounge, bar, ristorante “La Vita” di Weiden nell’Oberpfalz di proprietà di Marcello De Vita un gruppo di avventori abituali, cinque uomini e tre donne tra i 33 ed i 52 anni, voleva festeggiare la fine dell’obbligo di chiusura dei locali alle 22 ed ha brindato con dello champagne. Una bottiglia appena stappata al tavolo da bere insieme, si sarebbero uniti anche la moglie del titolare ed una cameriera. Non appena sorseggiata la bevanda gli avventori hanno subito trovato che fosse schifosa e poco dopo sono caduti tutti a terra con crampi violenti, tanto che uno di loro, un uomo di cinquantadue anni, è morto la stessa notte. Le analisi hanno rivelato la causa in un avvelenamento da MDMA, cioè Ecstasy, del quale la bottiglia era piena in notevole concentrazione. Le altre sette vittime hanno scampato il serissimo avvelenamento, anche l’ultima che venerdì era ancora in ospedale è stata dimessa.

Gli inquirenti sono giunti alla conclusione che la bottiglia da tre litri di Moët & Chandon Ice Impérial è stata impiegata come veicolo per lo spaccio di droga e non per fare un attentato al locale bavarese, né per danneggiare direttamente l’immagine dell’azienda produttrice. Perquisizioni e l’arresto temporaneo di una persona, rivelatasi poi estranea ai fatti, non hanno però portato ad una svolta nelle indagini. Finché non è emersa una traccia: una bottiglia di Moët & Chandon Ice Impèrial Jéroboam, imbottigliata secondo il produttore nel 2017 ad Epernay (Francia) con il numero di serie LAJ7QAB6780004, è stata venduta tramite e-bay in Olanda, due anni dopo un collezionista l’avrebbe ricomprata attraverso la stessa piattaforma per la sua raccolta e da lì sarebbe infine giunta, apparentemente intatta ed imballata, nel locale di Weiden. In effetti però il Mittelbayerische Zeitung riporta che il sughero non fosse più quello originale.

Proprio in Olanda adesso si è registrato un nuovo episodio di avvelenamento di quattro persone che hanno stappato una bottiglia Moët & Chandon Ice Impérial di tre litri della stessa partita; anch’essa sarebbe stata offerta per qualche tempo prima del consumo su e-bay. Sarebbe stata la stessa azienda distributrice Moët Hennessy a denunciare l’episodio alle autorità. Secondo il magazine Focus non è un caso isolato, già nel 2019 erano state rinvenute 32 bottiglie di Moët & Chandon riempite di Ecstasy in Australia.

Il Procurare tedesco Gerd Schäfer incaricato del ramo di indagini per il caso di Weiden ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Nelle indagini oltre alla polizia criminale tedesca è stata adesso coinvolta anche l’Europol. Si cerca di ricostruire tutta la strada di commercializzazione delle bottiglie rinvenute sia in Germania che in Olanda, per verificare dove e come siano state manipolate e dove si sia rotta la catena degli spacciatori facendo sì che finissero di nuovo in commercio. L’Autorità olandese per la sicurezza degli alimenti e dei beni di consumo (Nederlandse Voedsel-en Warenautoriteit, NVWA) ha emesso un avviso ufficiale prevenendo i consumatori del pericolo di “droghe in nobile vino spumante”. Lo stesso produttore -secondo quanto riportato martedì 1° marzo dalla Süddeutsche Zeitung- ha sottolineato che non si tratta di un problema di qualità del prodotto, ma di criminalità. A richieste di maggiori dettagli su come il consumatore potrebbe distinguere con sicurezza eventuali manomissioni e quante altre bottiglie della stessa partita potrebbero essere in circolazione, né la casa francese né il distributore tedesco, al momento in cui andiamo in stampa, hanno dato risposta.

La bottiglia Moët & Chandon riempita di Ecstasy, secondo quanto riportato dagli investigatori tedeschi, non si differenzia assolutamente a prima vista da una ordinaria. Solo versando il liquido i tossicologi hanno notato che frizza di meno, ha un odore, definito vicino all’anice o fruttato-aromatico, possiede un colore rosso-bruno che dopo un po’ scurisce. L’analisi ha confermato che è piuttosto vecchia perché l’Ecstasy era in parte cristallizzata. La MDMA fluida di per sé ha un sapore leggermente saponoso e salato, indicano gli esperti, ma se mischiata ad altri liquidi non è assolutamente riconoscibile. D’altronde nelle concentrazioni in cui è contenuto nella bottiglia stappata a Weiden già solo intingerne il dito per assaggiarla, anche senza inghiottire, basta per scatenare forti reazioni corporee. Un piccolo sorso può essere fatale. La vittima, proprio prima di bere la bevanda che l’ha uccisa aveva trasmesso un video della serata, ha dichiarato un conoscente alla Bild Zeitung.

Dopo la pubblicazione dell’articolo, il distributore tedesco Moët-Hennessy ci ha contattati trasmettendoci due comunicati stampa della casa francese in cui l’azienda sottolinea che il sughero della bottiglia stappata a Weiden non fosse più quello originale e perciò il loro prodotto non è colpito e non intende avviare un’azione di richiamo. La decisione giungeva tuttavia sapendo anche del nuovo episodio in Olanda che ha interessato sempre una bottiglia Moët & Chandon Ice Impéri­al di tre litri della stessa partita. A richiesta di maggiori dettagli su come il consumatore potrebbe distinguere con sicurezza eventuali manomissioni e quante altre bottiglie della stessa serie potrebbero essere in circolazione, la portavoce Moët-Hennessy Germania, Alexa Agnelli Hieronimi, non ha voluto prendere posizione rimandando ilfattoquotidiano.it alle indagini in corso.

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