Nella serata di ieri la Casa Bianca ha chiesto alle piattaforme di scambi di criptovalute di aiutare ad assicurare che individui e aziende russe non usino le valute digitali per aggirare le sanzioni. La risposta del mondo delle monete digitali è stata piuttosto tiepida. La gran parte degli operatori ha affermato che rispetterà le regole ma che non ha intenzione di bloccare i conti (wallet) di utenti russi solo a causa del loro paese di residenza. Questo, spiegano, sarebbe in contrasto con i principi fondativi delle criptovalute ispirati a un ideale di libertà universale. Binance, la piattaforma che ha registrato i più alti volumi di scambi rubli – bitcoin ha affermato che avrebbe bloccato gli account russi presi di mira dalle sanzioni, ma che non avrebbe “congelato unilateralmente” milioni di account utente nel paese.

“Le criptovalute hanno lo scopo di garantire una maggiore libertà finanziaria per le persone di tutto il mondo. Decidere unilateralmente di vietare l’accesso andrebbe contro il motivo per cui le criptovalute esistono”, ha detto il portavoce della piattaforma. Ieri i volumi di scambi rublo-bitcoin hanno raggiunto i livelli più elevati dallo scorso maggio, mentre quelli rublo-grivna (la valuta ucraina, ndr) sui valori maggiori da ottobre. Non è un mistero che le valute digitali siano lo strumento con cui si regolano i pagamenti delle transazioni illegali che avvengono su internet. Le transazioni sono pubbliche e visibili ma l’anonimato di chi le effettua è garantito. Ciò non di meno il ruolo che stanno svolgendo in questo contesto è complesso, non solo negativo. Il governo ucraino ha ad esempio lanciato una campagna di raccolta di bitcoin, stando agli ultimi dati sarebbero già arrivati a Kiev l’equivalente di 20 milioni di dollari. Sulla falsariga della Casa Bianca anche il vice presidente ucraino Mykhailo Fedorov ha rivolto un invito alle piattaforme di scambio.

Stefano Bargiacchi, esperto di valute digitali di Directa, è scettico sulla possibilità che l’architettura delle sanzioni possa essere messa in difficoltà del bitcoin. “Quello che stiamo osservando sono tanti piccolo acquisti, probabilmente da parte di comuni cittadini che cercano in questo modo di salvaguardare i propri risparmi dal crollo del rublo“, spiega Bargiacchi secondo cui il bitocin sta svolgendo un ruolo di ciambella di salvataggio per le famiglie più che di scialuppa per oligarchi che scendono dagli yacht. “Operazioni di grandi dimensioni attrirerbbero immediatamente l’attenzione”, aggiunge l’esperto. Una posizione che trova conferma nelle parole del celebre economista Nassim Nicholas Taleb

Nei giorni scorsi, ricorda Bargiacchi, è circolata anche la voce che Mosca stesse valutando la possibilità di quotare il petrolio in bitcoin. Non è stato fatto, sia perché le sanzioni hanno sinora salvaguardato gli acquisti energetici, sia perché evidentemente la strada è di difficile percorribilità. Più in generale, ricorda l’esperto, il movimento del bitocin dell’ultima settimana è stato contraddistinto da tre fasi. La prima caratterizzata da un’ondata come per tutti gli altri asset nella classica cora alla liquidità (cioè al dollaro, ndr) che caratterizza i momenti di alta incertezza. In un secondo momento la valuta digitale si è sganciata dagli indici azionari, mostrando una maggiore stabilità. Questo passaggio ha portato alla terza fase, quella attuale, in cui il bitocin sembra mantenere la promessa di costituire un bene rifugio, in cui investire in fasi difficili, appena l’incertezza inizia ad attenuarsi. Negli ultimi due giorni il bitcoin ha guadagnato circa il 13% superando i 43.690 dollari.

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