Doveva essere la dimostrazione che il campo riformista unito può vincere, un “laboratorio” esportabile da Roma verso l’Italia. È invece finito in un men che non si dica il matrimonio elettorale tra Azione e Italia Viva, che dopo aver sostenuto la candidatura di Carlo Calenda, avevano formato un gruppo unico in Campidoglio con il nome dell’ex ministro dello Sviluppo economico. Dopo 24 ore di botta e risposta, insulti e punzecchiature sui social, i due consiglieri renziani Valerio Casini e Francesca Leoncini hanno deciso di uscire dal gruppo Lista Calenda.

Lo strappo si è consumato martedì per la votazione della presidenza delle commissioni speciali capitoline, Expo 2030 e Giubileo 2025, che hanno visto eletti, Virginia Raggi del M5s e Dario Nanni di Azione. I due consiglieri di Italia viva non hanno infatti preso parte alle votazioni con cui è stata eletta l’ex sindaca alla commissione per Expo 2030, e così è iniziata la bagarre interna. Prima a colpi di tweet, con le accuse in chiaro di Calenda ai renziani di aver fatto “cagnara” perché “Casini voleva fare il presidente di Commissione” al posto di Nanni. Di più: i due di Italia Viva sono stati accusati di usare “mezzucci da M5s”. Mentre secondo Casini e Leoncini quella dei calendiani è stata una scelta “semplicemente folle”.

“Siamo costretti a separare le nostre strade nel consiglio comunale di Roma perché – a differenza degli amici di Azione – restiamo fedeli ai valori espressi in campagna elettorale e non accettiamo accordi per aiutare la Raggi a garantirsi un futuro, dopo aver creato così tanti problemi al presente di Roma”, affermano i consiglieri di Italia Viva, annunciando che usciranno dal gruppo della Lista Calenda in Campidoglio. Una “frattura profonda con noi”, aggiungono anche perché si tratta “dell’ennesima decisione che viene presa sopra la nostre teste senza alcuna condivisione o comunicazione, né prima né dopo”.

Pronta la risposta piccata dei consiglieri calendiani Flavia De Gregorio, Francesco Carpano e Dario Nanni che parlano di “amarezza” ma “senza sorpresa”: “Il motivo di questa decisione risiede nella mancata elezione del consigliere Casini alla presidenza della Commissione speciale per il Giubileo del 2025 – spiegando ribadendo quanto già detto dal segretario di Azione sui social – Consideriamo infatti un pretesto le obiezioni sollevate riguardo alle modalità dell’elezione dei presidenti delle Commissioni speciali, e immaginiamo che non avrebbero destato la stessa indignazione se il consigliere Casini fosse stato candidato a quella della Commissione dedicata al Giubileo”.

Quindi parte anche la rivendicazione: “Dopo aver accolto nella lista civica Calenda Sindaco – risultata la più votata, con oltre 193mila preferenze, che arrivano a 220mila se si aggiungono quelle raccolte dal solo candidato sindaco – i candidati di Italia Viva, Carlo Calenda li ha convintamente e attivamente sostenuti – tutti, non solo quelli risultati eletti – durante tutta la campagna elettorale per le elezioni comunali”, scrivono i consiglieri. Volano gli stracci, insomma, visto che viene anche ricordato come alle elezioni suppletive per la Camera nel collegio Roma 1, Azione ha ritirato la sua candidata, Valentina Grippo, “sostenendo ancora una volta la corsa dello stesso Valerio Casini con generosità e convinzione”. Quindi la ritirata dal “percorso comune” dei riformisti, narrato con tanta enfasi subito dopo le elezioni: “Siamo comunque persuasi che un percorso comune dei riformisti sia nell’interesse dei romani e della città, ma altrettanto convinti che non ci siano attualmente i presupposti per continuare questa strada insieme”.

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