Nuovi episodi di razzismo, ancora dai campi sportivi, delle serie minori e non. Anche nell’ultima domenica di pallone sono stati due i casi registrati: uno è avvenuto a Vercelli, in occasione del match Pro Vercelli – Renate, l’altro nel Foggiano, durante lo scontro tra Altavilla Irpina e Heraclea.

“ALZATI, AFRICA” — Franco Lerda, allenatore della Pro Vercelli, dovrà scontare 11 giornate di squalifica, fino al 28 aprile compreso. Lo ha stabilito il giudice sportivo di Lega Pro Stefano Palazzi, che ha sanzionato Lerda per aver “tenuto un comportamento discriminatorio nei confronti di un calciatore avversario” al 35esimo minuto del primo tempo della partita contro il Renate, giocata la scorsa domenica. Lerda, ha scritto il direttore di gara, ha pronunciato un insulto razzista, “Alzati, Africa”, riferendosi al giocatore della squadra avversaria, Mohammed Chakir: “Un epiteto comportante offesa e discriminazione per motivi di razza”. La Pro Vercelli ha fatto sapere che farà ricorso contro la decisione del giudice.

Chakir ha 21 anni, è italiano ed è nato a Guastalla (Reggio Emilia). Alla Stampa, il giocatore ha dichiarato che “non è la prima volta che succede, ma forse è anche grazie a questo genere di provvedimenti che gli episodi di razzismo in campo si stanno riducendo. Prima erano molto più frequenti”. I genitori del giovane calciatore non sapevano nulla dell’accaduto: “Sono persone serene che mi avrebbero detto di ridere su un gesto così ignorante. Ancora più assurdo perché a compierlo è stato un allenatore, non un tifoso qualsiasi. Proprio lui che, invece, dovrebbe dare il buon esempio“.

Il mister della Pro Vercelli si è difeso dalle accuse sostenendo di non essere razzista e che le sue parole sono state strumentalizzate dipingendolo per “ciò che non è”. La squadra gli è andata dietro, assicurando che Lerda ha tra i propri valori quello del rispetto per il prossimo, a prescindere da nazionalità, religione, sesso e che la società condanna ogni comportamento razzista.

“SCIMMIA, TORNA NELLA GIUNGLA” — Il giovane giocatore Abdoulaye Fofana, anche lui di 21 anni, ha raccontato che un giocatore della squadra avversaria gli ha detto negro di merda, torna nel tuo Paese”. Fofana lavora per una impresa edile ad Avellino e gioca da tre anni in prima categoria nella squadra di calcio dilettantistica Heraclea che unisce tre paesi dei Monti Dauni: Rocchetta Sant’Antonio, Candela e Sant’Agata di Puglia, nel Foggiano.

Per tutti i 90 minuti della partita della scorsa domenica, il giovane giocatore è stato costretto a sopportare appellativi offensivi che gli venivano rivolti dagli avversari in campo (ma anche dagli spettatori sugli spalti): si è sentito dire anche “scimmia, gorilla torna nella giungla”. Non è la prima volta che succede, ma questa volta, nel campo sportivo Amedeo Magnotta di Rocchetta Sant’Antonio, Fofana ha risposto agli insulti degli avversari, scatenando una rissa in campo, per cui l’arbitro ha deciso di sospendere la partita.

Fofana aveva dalla sua parte i compagni di squadra: “Loro cercavano di calmarmi. Mi incoraggiavano a giocare ancora. Mi faceva male sentire quelle parole ma io continuavo a giocare senza dir nulla”. In difesa del giovane calciatore è intervento il sindaco di Rocchetta Sant’Antonio, Pompeo Circiello: “Non riesco a credere come nel 2022 siamo ancora costretti ad assistere ad episodi di razzismo”. Il giovane calciatore guineano ha dichiarato di non scoraggiarsi e di essere orgoglioso del colore della sua pelle.

Il giorno seguente, Fofana ha ricevuto un messaggio di scuse da parte del presidente dell’Altavilla: “Sono un ragazzo come te che prova vergogna per le persone stupide e ignoranti che credono che il colore della pelle possa essere importante nella vita”.

Articolo Precedente

Liga, in arrivo 2,7 miliardi dal fondo Cvc: così il campionato spagnolo mira a raggiungere la Premier. E la Serie A resta indietro

next
Articolo Successivo

La Serie A cerca il presidente nei palazzi del potere. E tra i candidati spunta Mauro Masi

next