Il deterioramento della situazione in Ucraina spinge il valore dei grandi produttori di armi quotati in borsa, per lo più aziende statunitensi. Da inizio anno l’indice S&P500 si è mosso in retromarcia con una perdita di quasi il 10% ma i big della difesa si sono mossi contro corrente. La più grande in termini di capitalizzazione è Raytheon Technologies che vale in borsa 140 miliardi di dollari e che nell’ultimo mese ha guadagnato il 7%. La società produce prodotti ad elevata innovazione tecnologica nell’ambito di aerospazio e difesa inclusi missili, sistemi di difesa aerea e droni. Da inizio 2022 i titoli dell’altro colosso, Lockheed Martin, sono saliti del 10% (+ 4,5% nell’ultimo mese) alzando la capitalizzazione di una decina di miliardi fino a 106 miliardi di dollari. L’azienda costruisce aerei ed elicotteri militari (tra cui l’F35 in dotazione anche all’aeronautica italiana e l’elicottero Black Hawk prodotto dalla controllata Sikorsky) oltre munizioni, radar, missili.

C’è poi General Dynamics, specializzata in forniture militari (suo il celebre jet F16) che nell’ultimo mese ha incamerato un rialzo del 6% alzando la capitalizzazione a 61 miliardi di dollari. Meno brillante nell’ultimo mese la performance dell’altro colosso Northrop Grumman che nell’ultimo anno ha però già guadagnato il 31% portando il suo valore di borsa da 45 a 60 miliardi di dollari. Da inizio 2022sono salite molto anche le azioni dell’inglese Bae System (+ 7,3%) in velivoli militari. Molti investitori sanno bene che a questo punto, comunque vada a finire, è verosimile che la tensione in Est Europa si tradurrà in un aumento dei budget per la difesa di tutti i paesi Nato più o meno direttamente coinvolti.

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