Serve un cessate il fuoco nell’Ucraina dell’Est. Dopo le ripetute violazioni avvenute tra venerdì e domenica sia da parte delle milizie delle autoproclamate Repubbliche separatiste sia delle truppe regolari dell’esercito di Kiev, un primo punto a favore della distensione nell’area sembra essere stato raggiunto grazie alle manovre diplomatiche del presidente francese Emmanuel Macron che con ripetuti contatti con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e una telefonata di quasi due ore con il presidente russo Vladimir Putin che l’Eliseo ha descritto come l’ultimo tentativo per tentare di scongiurare un’invasione russa dell’Ucraina e “una eventuale più grande guerra“. “Vogliamo che si intensifichi il processo di pace. sosteniamo la convocazione urgente di una riunione del gruppo di contatto trilaterale (Ucraina, Russia, Osce) e l’introduzione immediata di un cessate il fuoco”, ha scritto Zelensky su Twitter. Ma le buone notizie si fermano qui. Joe Biden è convinto che l’attacco sia ormai deciso e ha convocato il consiglio per la sicurezza nazionale. Secondo la Cbs i comandanti russi hanno l’ordine di procedere all’invasione. La Cnn citando un dirigente Usa riferisce che la Russia ha quasi il 75% delle sue forze convenzionali in posizione contro l’Ucraina. Il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, invita alla cautela: parlare di un’invasione “nei prossimi giorni è inopportuno“.

Da Putin continuano ad arrivare dichiarazioni contrastanti. Manda a dire che all’origine dell’escalation di queste ore nelle regioni orientali dell’Ucraina sono proprio le “provocazioni” dell’esercito di Kiev. E anche se a Macron ha spiegato di avere “intenzione di ritirare le truppe dalla Bielorussia al termine delle esercitazioni in corso”, l’Eliseo spiega che le dichiarazioni delle autorità bielorusse lo smentiscono. Rispondendo a una domanda sul Donbass il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov avverte peraltro che “qualunque scintilla, qualunque incidente non pianificato o qualunque piccola provocazione pianificata può portare a conseguenze irreparabili“. Affermazione che stride, a sua volta, con l’invito ai Paesi occidentali “tornare a essere ragionevoli” e l’esortazione “a porvi la domanda: che senso ha che la Russia attacchi qualcuno?”.

Dall’altra parte continua la tambureggiante comunicazione dei Paesi occidentali e in particolare Stati Uniti e Regno Unito sulla possibilità di un imminente precipitare degli eventi e sull’Europa “sull’orlo della guerra“. L’ultimo a parlare è stato il segretario di Stato americano Antony Blinken che ha ripetuto un concetto già espresso poche ore prima dalla vicepresidente Kamala Harris: “Da quanto vediamo tutto sembra suggerire che siamo sull’orlo di un’invasione”, ha detto Blinken alla Cnn. “Noi crediamo che il presidente Putin abbia preso la sua decisione, ma fino a quando i tank non si muovono davvero e gli aerei sono in volo, utilizzeremo tutte le opportunità e ogni istante a nostra disposizione per verificare se la diplomazia può ancora dissuadere il presidente Putin dall’andare avanti”. Peraltro, aggiunge Blinken, il presidente Biden è pronto a incontrare Putin “in ogni momento ed in qualunque formato”. A circa 60 km dal confine ucraino vi sarebbero intanto, riporta la Cnn, 120 dei 160 gruppi tattici di battaglione (Btg) russi, pari al 75% delle principali unità da combattimento di Mosca. Mobilitati contro Kiev ci sono 35 dei 50 battaglioni per la difesa aerea, 500 tra caccia e caccia bombardieri nonché 50 bombardieri medio-pesanti.

Mosca in queste ore sta provando a interrompere il fuoco di fila di dichiarazioni dei leader occidentali allarmati: la Russia sta pianificando “la più grande guerra in Europa dal 1945“, ha detto il premier britannico Boris Johnson alla Bbc, quello della Russia è un “attacco completo all’Ucraina” ha aggiunto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, “l’Europa sull’orlo di una possibile guerra” ha tagliato corto la vicepresidente statunitense Harris. Un’atmosfera che ha spinto a intervenire anche Papa Francesco: “Com’è triste, quando persone e popoli fieri di essere cristiani vedono gli altri come nemici e pensano a farsi guerra! – ha scandito durante l’Angelus – E’ molto triste. Con lo Spirito di Gesù possiamo rispondere al male con il bene, possiamo amare chi ci fa del male. Così fanno i cristiani”. In Russia e in Ucraina, come noto, la religione più diffusa è il cristianesimo ortodosso.

Per tutta la giornata di sabato – in cui Putin peraltro è stato impegnato nella supervisione di alcuni test missilistici – Mosca era rimasta quasi in silenzio perfetto. Per lei aveva parlato l’alleata Bielorussia, per dire che le esercitazioni militari che sarebbero dovute terminare oggi proseguiranno “in considerazione dell’aumento dell’attività militare vicino ai confini e dell’aggravarsi della situazione in Donbass“. Secondo Minsk, l’obiettivo delle manovre resta “assicurare una risposta adeguata e una riduzione dell’escalation dei preparativi militari effettuati da malintenzionati vicino ai confini”. Nel frattempo, dopo che Berlino e Parigi hanno raccomandato a tedeschi e francesi di abbandonare subito l’Ucraina, anche la Nato ha trasferito il suo staff ucraino dalla capitale Kiev alla città di Leopoli (come hanno fatto molte ambasciate) e a Bruxelles per “ragioni di sicurezza”.

Tornando al cessate il fuoco su cui ci sarebbe accordo tra Mosca e Kiev passando per Parigi, è la cronaca delle ultime ore ad aver spinto sugli estintori. Nella notte, nell’Est, si sono moltiplicati i bombardamenti nelle zone intorno a Donetsk, la più grande città dell’autoproclamata Repubblica. La missione Dpr del Centro congiunto per il controllo e il coordinamento (che ha il ruolo di sorveglianza sul cessate il fuoco) ha confermato che le truppe ucraine hanno aperto il fuoco dei mortai in diverse aree, da Donetsk a Dokuchayevsk, Oktyabr, Sosnovskoye, Aleksandrovka e Spartak, ma anche nei villaggi di Petrovskoye, Staromikhailovka e Kommunarovka. Sempre secondo la Tass ci sono almeno due vittime civili, rimaste uccise nel tentativo delle forze armate ucraine di sfondare nel villaggio di Pionerskoye, a 7 chilometri dal confine con la Russia. Il dipartimento della difesa della Lpr ha precisato che le forze di Kiev supportate dall’artiglieria hanno attraversato il fiume Seversky Donets e hanno tentato di attaccare le postazioni della milizia popolare. “Ma l’attacco è stato respinto”, afferma la milizia.

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