La guerra in Donbass, che in queste ore sta infiammando la crisi fra Russia e Ucraina, si combatte anche a suon di propaganda mediatica e talvolta di fake news. In questo baillamme di notizie spesso difficilmente verificabili l’unica inconfutabile verità è quella che le principali Ong presenti nell’area hanno trasmesso oggi attraverso un comunicato congiunto. “2,9 milioni di persone, che vivono su entrambi i lati della linea di contatto, necessitano urgentemente di assistenza umanitaria” ed in caso di escalation sempre più probabile il loro numero potrebbe velocemente aumentare. Il grido d’allarme è stato lanciato da nove organizzazioni che operano nell’Ucraina orientale, fra queste anche Save the Children, che denunciano come il piano di risposta umanitaria continui ad essere notevolmente sottofinanziato. “Chiediamo un immediato cessate il fuoco ed in particolare alle due parti in causa di prevenire in ogni modo attacchi contro scuole, bambini e insegnanti”.

L’appello, finora, è rimasto puntualmente inascoltato. Lo scambio di accuse fra esercito di Kiev e milizie filorusse è reciproco ma la situazione più calda in questo momento è nelle città in mano ai separatisti. Le autorità delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk denunciano decine di colpi sparati dal territorio controllato dalle forze ucraine; stanno predisponendo l’evacuazione dei civili, in particolare donne, anziani e bambini, e la mobilitazione degli uomini, invitati ad imbracciare il fucile. “Questo è un genocidio”, afferma un attivista filorusso di un villaggio a cinque chilometri dal fronte, contattato dalla nostra redazione. L’uomo, di nome Oleg, preferisce omettere il suo cognome: “Non so cosa succederà qui nei prossimi giorni ed è meglio non esporsi troppo: se queste regioni dovessero ritornare in mano a Kiev, per noi che abbiamo appoggiato i separatisti ci sarebbero ritorsioni pesanti”. I giovani da qui se ne sono andati in massa. Chi è rimasto ha spesso un’età media piuttosto avanzata, utilizza poco internet (che in queste ore oltretutto è disattivato quasi ovunque) e si fida delle notizie televisive, provenienti tutte da fonte russa: “Ucraina, Stati Uniti ed Europa sono pronti alla guerra. Kiev è stata armata pesantemente e adesso vuole riprendersi il Donbass. Meglio scappare a Rostov o a Mosca, lì saremo al sicuro”, spiega Olga dalla provincia di Donetsk.

Circa diecimila persone avrebbero già varcato il confine ma molte di loro denunciano di essere state costrette ad andarsene contro la loro volontà. “La situazione era assolutamente tranquilla – osservano sui social network locali molti residenti dei territori in mano ai separatisti – e nessuno di noi voleva lasciare le proprie case”. A confermare una sorta di montatura mediatica per accrescere la tensione è anche il commissario per i diritti umani del Parlamento ucraino, Lyudmila Denisova, che ha invitato la comunità mondiale “a rispondere all’evacuazione illegale dei cittadini dalle loro case, che potrebbe indicare i preparativi per un’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte del Cremlino”.

Sergey Shitikov è invece un attivista di Donetsk e non ha paura di metterci la faccia: “Questa evacuazione è il frutto di una macchinazione politica e non ha nulla a che fare con le azioni delle forze armate ucraine. La parte russa ha bisogno di una motivazione per un’ulteriore escalation. La maggior parte dei residenti nei territori in mano ai separatisti ha scelto di rimanere nelle proprie case e non ha intenzione di andarsene. Non si può dire che la popolazione non sia soggetta al panico. C’è nervosismo e ansia ma questa tensione sembra creata artificiosamente”. Difficile capirne di più ma oltre a bombe e granate, la guerra del Donbass si gioca anche a colpi di propaganda.

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