Seguo ormai da qualche tempo il movimento ambientalista Extinction Rebellion. Nato a Londra qualche anno fa, arrivato in Italia dopo poco tempo, a mio avviso rappresenta una novità assoluta sia nei contenuti che nelle forme della protesta.

I contenuti: Extinction Rebellion si batte contro l’estinzione causata dal cambiamento climatico, ovvero contro le conseguenze devastanti della crisi climatica. Lo fa con un punto di vista particolare, ovvero puntando soprattutto, come risposta alla crisi, non tanto a soluzioni tecnico-scientifiche ma prima ancora politiche, democratiche e sociali. L’obiettivo fondamentale è quello di chiedere assemblee dei cittadini che possano esprimere il loro punto di vista sulla crisi e fornire anche le loro soluzioni. E poi ci sono i modi della protesta: originali, visionari, simbolicamente potenti. Blocchi di strade e ponti, spettacoli in strada, ma soprattutto messe in scena che simboleggiano appunto la futura morte per crisi climatica. Rappresentazioni potenti e a volte inquietanti, sempre non violente – la non violenza è la caratteristica del movimento – ma non per questo non disturbanti. Anzi.

Per la campagna Ultima Generazione, gli attivisti sono arrivati a Roma in dicembre, dove hanno messo in scena alcune performance bloccando il raccordo anulare, nel relativo silenzio della stampa che a questo movimento dedica davvero poco spazio e attenzione, preferendo ormai i più moderati, si fa per dire ovviamente, Fridays for Future. Ai primi di febbraio si è svolta anche un’azione, sempre simbolica e non violenta, contro la sede del ministero della Transizione ecologica, che è stato imbrattato da vernice rossa, sempre a simboleggiare la morte in caso di mancato cambiamento di rotta.

Questa azione ha scatenato una furia repressiva decisamente eccessiva rispetto all’azione, anche se, ovviamente, Extinction Rebellion non chiede l’autorizzazione a manifestare, perché verrebbe meno il senso scioccante e improvviso della performance. Così gli attivisti sono stati messi sotto controllo e portati in commissariato ogni giorno. Alcuni di loro, hanno iniziato uno sciopero della fame che ormai è arrivato al nono giorno, per chiedere appunto un incontro con Cingolani al quale chiedere a sua volta un incontro pubblico in piazza per parlare della crisi climatica.

Ebbene, cosa ha fatto Cingolani? Senza rendersi conto degli interlocutori che aveva davanti, senza riflettere sul motivo della loro protesta anzi equiparandoli a un qualsiasi studente ribelle per sbaglio, ha pomposamente affermato che li avrebbe incontrati solo dopo le loro scuse. Una richiesta sinceramente paradossale, appunto, oltre che, diciamolo, francamente stupida. L’incontro c’è stato, ma ciò che colpisce sono poi i diversi comunicati che sono stati fatti da un lato da Extinction Rebellion dall’altro dalla portavoce di Cingolani. Quest’ultima ha scritto che “il ministro, dopo le scuse ai lavoratori e all’istituzione, ha accettato di ricevere alcuni attivisti. (..) Ai ragazzi il ministro ha assicurato che il governo italiano ha come priorità blablabla (…) ha dato la disponibilità per un ulteriore incontro in futuro, ma sempre sulla base di un dialogo civile/non violento. (..) fermo restando che è il Parlamento il luogo in cui seguono i rappresentanti dei cittadini etc”.

Il ministro ha parlato di scuse formali, anche ai lavoratori spaventati (chissà se davvero si sono spaventati per un po’ di vernice), ha parlato di un dialogo civile e non violento come se, appunto, il movimento di XR fosse un movimento realmente violento (e non casomai, al massimo, simbolicamente tale: cosa radicalmente diversa), e infine ha ricordato paternalisticamente che decide il Parlamento. Ecco, proprio questo paternalismo – perché li chiama, tra l’altro, “ragazzi”? – è realmente insopportabile, oltre al non rendersi conto che ciò contro cui gli attivisti protestano è esattamente l’inattivismo del Parlamento, il fallimento della politica della rappresentanza, il fallimento stesso di un ministero e di un ministro che dice tutto e il contrario di tutto, e del quale l’unica cosa certa che si è capita è che vuole puntare sul gas e forse sull’atomo.

Il comunicato degli attivisti, al contrario, non parlava affatto di scuse. Gli attivisti hanno chiesto informalmente scusa ai lavoratori ma nessuna scusa formale è stata fatta all’istituzione, perché “l’istituzione fa parte di un sistema politico/decisionale che giudichiamo obsoleto oltre che ingiusto (…) I nodi in cui la politica partitica è imbrigliata la limitano a lavorare per fare il possibile, dove per possibile si intende che non sconvolga troppo gli attuali equilibri di potere e di ricchezza. Non solo. Gli attivisti dicono che il ministro ha vietato ogni forma di dispositivo elettronico durante l’incontro, anche questo se non grave quanto meno bizzarro: l’avrebbe fatto con i giornalisti? Scrivono poi che il ministro ha spiegato che non spetta a lui decidere sull’incontro ma a Draghi, di cui lui sarebbe un sottoposto. Una sostanza molto diversa da ciò che ha dichiarato Cingolani.

In sostanza, nulla è cambiato e per questo gli attivisti hanno deciso di andare avanti con lo sciopero della fame a oltranza, rischiando davvero per la loro salute. Questo episodio può sembrare forse secondario ma invece dimostra con forza 1) quanto Cingolani sia una persona inadeguata al suo ruolo, perché un serio Ministero per la transizione ecologica dovrebbe trattare con il massimo rispetto giovani che stanno disperatamente lottando per evitare il collasso climatico e in definitiva cercare di salvare anche i figli di Cingolani se non lui stesso. Non capirlo, è assurdo. 2) Quanto le istituzioni in generali siano incapaci di reagire di fronte a chi le accusa di non agire rispetto alla crisi climatica, tanto da rimanere mezzi imbambolati, confusi, e spinti appunto a mantenere un atteggiamento paternalistico.

Ecco perché l’azione radicale non violenta e simbolicamente fortissima di Extinction Rebellion è necessaria. Ecco perché abbiamo bisogno sempre di più di azioni e movimenti del genere. Per mettere a nudo chi ci governa, per svegliare le coscienza intorpidite dei cittadini, per rivitalizzare la democrazia, ma anche per dare un senso alla nostra stessa vita, perché continuare a vivere facendo finta di nulla, nell’indifferenza rende in fondo le nostre esistenze oltre che a rischio, anche misere e povere di significato. A me pensare che che esista un movimento come quello di Extinction Rebellion dà speranza. Sarebbe bello che quante più persone ne facessero parte. Altro che scuse, qui c’è solo da essere solo grati.

Breve aggiornamento: in tarda mattinata, il ministro Cingolani si è fermato a parlare con i tre attivisti che stanno portando avanti lo sciopero della fame, dicendo disposto a parlare come cittadini in una assemblea, ma non su una rete nazionale pubblica come chiesto dal movimento. Il ministro, tramite la sua portavoce, si è detto disponibile ad essere intervistato. Resta dunque senza risposta la richiesta fondamentale di Extinction Rebellion e poco cambia rispetto all’atteggiamento ambiguo, goffo e appunto paternalista del ministro. In un paese serio chi sta scioperando per chiedere visibilità per la crisi climatica dovrebbe essere considerato un aiuto, non un fastidioso ostacolo, per un ministro della Transizione ecologica che fosse davvero determinato a farla. E gli attivisti verrebbe ascoltati seriamente, non per dar loro un contentino e passare al successivo punto in agenda.

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