di Francesca Cesati *

Uno studio dell’Iss e dell’Istituto Mario Negri rivela che e-cig e nuovi dispositivi “alimentano una nuova epidemia tabagica”. Roberta Pacifici, direttore del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss afferma: “Un ruolo fondamentale lo hanno avuto i nuovi prodotti del tabacco (sigarette a tabacco riscaldato) e le e-cig: il loro uso in Italia contribuisce alla iniziazione e alla ricaduta del consumo di sigarette tradizionali e ne ostacola la cessazione, alimentando l’epidemia tabagica”.

I fumatori in percentuale

Lo studio del maggio 2021 mostra che i fumatori sono aumentati di 1,2 milioni arrivando a circa 11,3 milioni (5,5 milioni maschi, 5,8 femmine) – il 26,2% rispetto al 24% del novembre 2020 – evidenziando inoltre che comportamenti non salutari quali il binge drinking, il consumo di cannabis o di nuove sostanze psicoattive, sono più frequenti tra i fumatori di sigarette tradizionali o utilizzatori di sigarette elettroniche/dispositivi elettronici. Dallo studio emerge, inoltre, che a una riduzione del numero dei fumatori prima del lockdown – dal 23,3 % al 21,9% – è seguito un incremento significativo che ha portato a quel 26,2% durante la pandemia. La percentuale di utilizzatori di Htp (Heated Tobacco Products: e-cig e prodotti a tabacco riscaldato) è notevolmente aumentata; il consumo è passato dal 4,1% di gennaio 2020 al 4,4% di aprile 2020 sino al 7% di novembre 2020 rimasto stabile fino a maggio 2021.

Lo sbarco del tabacco in Europa

La storia del tabacco, da quando letteralmente “sbarcò” in Europa intorno al 1570, è stata piuttosto controversa: da una parte i “divieti” e dall’altra la vendita in mano agli Stati. Le pesanti conseguenze che il fumo ha sulla salute sono note e documentate sin dal 1960.

Fumare aumenta la probabilità di contrarre il Covid

All’inizio della pandemia l’Oms comunicava che, essendo il tabacco un fattore di alto rischio per malattie non infettive come quelle cardiovascolari, cancro, malattie respiratorie e diabete, aumenta le probabilità sia di contrarre il Covid-19 sia di soffrirne le conseguenze più serie. Tutto questo – sommato alla spesa che l’uso del tabacco comporta e il disagio sociale e familiare a esso legato – è risaputo ed è anche visivamente condensato nelle immagini sulle confezioni del prodotto; eppure, il numero di fumatori è paradossalmente aumentato. Perché?

Perché aumentano i fumatori durante la pandemia?

Noia, stress, solitudine e lavoro da casa: ecco le motivazioni che i fumatori adducono in momenti come questi, motivazioni che la nostra stessa società avalla e perpetua. Appare chiaro che le soluzioni adottate sin qui non abbiano sortito i risultati sperati. Solo un approccio che non si focalizzi sui danni – noti ma necessariamente ignorati – bensì esamini i supposti vantaggi del fumare, rivelandone l’inconsistenza, può risolvere il problema e far sì che la persona che ha smesso di fumare sia in grado di ottenere un reale sostegno dal pensiero di essersi liberata dal fumo/svapo, in qualunque situazione si trovasse a vivere.

Aiutare i dipendenti e i collaboratori

Le aziende più attente sanno che aiutare i propri dipendenti a smettere di fumare attraverso programmi mirati migliora anche la salute dell’azienda stessa. Già nel 2018 il rapporto Prevenzione e controllo del tabagismo, redatto dal Ministero della Salute, certificò l’effetto negativo del tabacco non solo in ambito di spesa individuale e sociale ma anche sull’economia e sul lavoro. La voce di costo maggiore è rappresentata dalla perdita di produttività, associata alle assenze dal lavoro per malattia e alle ripetute pause sigaretta, che sottraggono tempo al lavoro e creano possibili conflittualità tra colleghi. Non c’è dunque da stupirsi se a febbraio 2020 la Corte Suprema spagnola ha dato ragione a una società che ha deciso di trattenere dalla busta paga il tempo speso fuori dai locali aziendali. (Fonte Spagna-BBC World).

Anche l’ambiente soffre

Il fumo ha un impatto terribilmente negativo sull’ambiente: dalla coltivazione del tabacco alla sua lavorazione, per arrivare ai mozziconi che, per esempio, compongono il 40% degli agenti inquinanti del mare. I dispositivi elettronici utilizzano plastica, circuiti stampati, terre rare – di cui tanto si parla – ed energia elettrica per le ricariche, etc. Smettere di fumare quindi, sia come scelta dell’individuo sia come decisione presa dall’azienda per aiutare i dipendenti, diviene funzionale non solo a preservare la salute della persona e dell’azienda, ma anche ad aver cura della società e dell’ambiente. In una situazione siffatta risulta urgente aiutare i tabagisti, adottando metodologie diverse da quelle utilizzate sino ad ora.

* Mi occupo di disassuefazione dal fumo da 24 anni, sono Terapista Senior e Responsabile della Allen Carr’s Easyway Italia e fondatrice di Ewi Editrice – Milano.

Articolo Precedente

Ucraina, dove sono finiti i pacifisti? E le bandiere? Ieri ne ho appesa una a casa mia

next
Articolo Successivo

Il grande libro della morte, un’opera omnia per capire meglio la vita e il lutto

next