Il Parlamento europeo ha approvato a schiacciante maggioranza – 620 favorevoli, 71 contrari e 4 astenuti – la relazione della Commissione giuridica del 2 febbraio che proponeva “di non difendere i privilegi e le immunità di Mario Borghezio” nel processo che lo vede imputato per violenza, minaccia e oltraggio a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio di fronte al Tribunale di Imperia. L’ex eurodeputato della Lega è a giudizio per aver insultato, minacciato, intimidito e sputato addosso a un controllore del treno italo-francese Thello nella tratta tra Ventimiglia e Nizza: secondo la Procura pretendeva di viaggiare gratis in virtù del proprio status, nonostante il beneficio non fosse previsto per quella categoria di servizio. Per salvarsi, Borghezio invocava da più di tre anni l’immunità da ex parlamentare “per le opinioni o i voti espressi dell’esercizio delle funzioni”, sostenendo addirittura – nelle lettere inviate all’ex presidente dell’Eurocamera Antonio Tajani – che la vicenda rappresentasse “in maniera inoppugnabile un caso di persecuzione politico-giudiziaria“. La plenaria di Bruxelles però gli ha negato lo scudo, ritenendo che il politico, nell’audizione di fronte alla Commissione, non abbia “dichiarato nulla che permetta di concludere che l’alterco in questione riguardasse l’espressione di un’opinione politica dell’ex deputato”. Pertanto, è la conclusione, “il presunto reato non riguarda opinioni o voti espressi nell’esercizio delle funzioni”.

La prossima udienza del processo – sospeso in attesa della decisione del Parlamento europeo – è calendarizzata al 19 aprile. Come ha raccontato ilfattoquotidiano.it, nel decreto di citazione a giudizio si legge che Borghezio, alla stazione di Ventimiglia, si era rivolto così al controllore che gli diceva che non avrebbe potuto salire a bordo senza biglietto: “Lei non sa chi sono io. Le faccio rapporto alle alte sfere e poi vedremo, voglio parlare con il suo superiore“, “facendo così capire al predetto che avrebbe rischiato il posto di lavoro se avesse insistito nella richiesta di pagamento”. Davanti al rifiuto, poi, aveva perso del tutto le staffe: “Intanto io salgo a bordo, poi vedremo, intanto io posso pagare tutte le ammende del mondo“, si pavoneggia, forse con riferimento ai novemila euro al mese circa della sua retribuzione. “Vedremo se pago. Io le faccio rapporto”. Poi, per gradire, gli sputa addosso. E anche dopo essere salito di forza sul convoglio “insisteva in tale sua illegittima pretesa, tanto da costringere il capotreno, Michaele K., a chiedere l’intervento della polizia francese, che lo costringeva a scendere a terra alla successiva stazione ferroviaria di Mentone”, da cui l’accusa di interruzione di pubblico servizio.

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