La tragedia geopolitica dell’Ucraina rischia di espandersi in una Europa disgregata, nella quale soltanto la Germania potrà continuare ad avere le forniture di gas dalla Russia attraverso il gasdotto del Baltico. Intanto la riduzione del 70% del gas russo che attraversa l’Ucraina e la Bielorussia ha già investito molti altri Paesi e principalmente il nostro, dove il caro energia ha superato le peggiori previsioni.

In questo tragico stato di cose i vari Paesi europei tentano di impadronirsi di quel che resta delle fonti di produzione di ricchezza italiane, quasi esse siano un di più da offrire agli stranieri. Ed è proprio qui che si manifesta l’ottusità del nostro governo, poiché, mentre gli altri membri dell’Unione europea tendono ad accaparrarsi la proprietà pubblica demaniale dei servizi pubblici essenziali e delle fonti di energia, proprio a causa dell’oscurarsi completo degli orizzonti di una vita pacifica, noi mettiamo sul mercato, con il ddl Concorrenza, la piccola neonata Ita, ultimo tentativo di mantenere in Italia i proventi derivanti dal trasporto aereo (servizio pubblico essenziale), nonché il servizio balneare e il servizio dei taxi.

Corriamo, insomma, molto spediti verso il nostro suicidio economico, i cui effetti negativi stanno cadendo, e cadranno sempre di più, sulle fasce più deboli della popolazione. Commovente, perciò, appare la manifestazione contro la privatizzazione degli arenili, svoltasi ieri a Castellammare di Stabia, una vera e propria dimostrazione di intelligenza popolare, rimasta però tra le ultime notizie della stampa.

A mio avviso è urgentissimo invertire rotta, e dichiarare con legge che la proprietà pubblica demaniale del popolo italiano è inalienabile, inusucapibile, inespropriabile, non delocalizzabile e soprattutto inidonea a essere oggetto di concessione (si ricordi che le concessioni più fruttuose, quelle radiotelevisive, furono donate senza termine, e quindi per sempre, da Craxi e da Mammì a Berlusconi, sottraendo così al popolo italiano una grande fonte di produzione di denaro e soprattutto la stessa possibilità di un’informazione retta e veritiera).

A tal riguardo si tenga presente che ai sensi dell’articolo 42 della Costituzione, la proprietà pubblica, a differenza di quella privata, non ha limiti e che quindi non può essere svuotata del proprio contenuto (privatisticamente si direbbe usufrutto) costituito dalla cosiddetta piattaforma gestionale che concede al concessionario l’intera gestione del servizio e il diritto a ricavarne i frutti economici che dovrebbero entrare invece nel bilancio dello Stato.

Sia ben chiaro che per la nostra Costituzione ciò che appartiene al popolo e che consente la costituzione, l’individuazione e il mantenimento della Nazione è l’intoccabile proprietà pubblica demaniale. Chi non tiene conto di questa verità non persegue il bene del popolo, il quale ha tutti i motivi per chiedere un immediato cambiamento di questa sciagurata politica delle privatizzazioni.

Come al solito non mi resta che attirare l’attenzione sugli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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