Il mondo accelera la revoca delle restrizioni anti-Covid. Dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, fino alla Francia, tutti si muovono verso una maggiore libertà in tempi più rapidi rispetto a quanto previsto. La governatrice di New York Kathy Hochul ha revocato l’obbligo delle mascherine al chiuso e dell’obbligo per gli esercenti commerciali di chiedere la prova della vaccinazione. Resta invece l’obbligo per le scuole e mezzi pubblici, come metropolitana, autobus e treni. “Stiamo uscendo dalla fase dell’epidemia in piena regola”, ha detto il virologo Anthony Fauci in un’intervista al Financial Times sottolineando che spera che “presto” le restrizioni potranno essere revocate, probabilmente entro il 2022.

Ma ha anche avvisato che potranno tornare a livello locale, se scoppieranno dei focolai. “Mentre usciamo dall’epidemia, queste decisioni verranno sempre più prese a livello locale, invece che centralizzato – ha detto il principale consulente della Casa Bianca per la lotta al Covid – vi saranno anche più persone che prenderanno le loro decisioni su come fronteggiare il virus”. Secondo Fauci infatti “in nessun modo potremo eradicare il virus, ma spero in una situazione in cui avremo un numero sufficiente di persone vaccinate ed un numero sufficiente di persone protette da precedenti contagi in modo che le restrizioni siano presto una cosa del passato”.

Anche l’Inghilterra punta a eliminare ogni rimanente restrizione, incluso l’obbligo legale all’isolamento in caso di test positivo, con anticipo rispetto a quanto previsto ad oggi. Gli obblighi sono vigore fino al 24 marzo, quindi l’idea del premier britannico Boris Johnson è di cancellarle tra quindi giorni, come annunciato alla Camera Comuni, specificando che ciò potrà avvenire se continuerà il “trend incoraggiante” che ha visto un costante calo dei contagi e dei ricoveri in ospedale nelle ultime settimane. Il primo ministro ha affermato che presenterà la strategia del governo per convivere con il coronavirus, trattandolo quindi come una endemia e non più come una pandemia, il 21 febbraio, il primo giorno dopo la fine della pausa delle sedute parlamentari.

L’accelerazione annunciata oggi da Johnson viene vista, in particolare dai suoi critici, come un tentativo di divincolarsi dagli imbarazzi causati dallo scandalo partygate e dalle ricadute politiche sulla sua immagine e credibilità. Ma si basa anche su una tendenza confermata e consolidata, come emerge dagli ultimi dati, che vedono una flessione su base settimanale dei contagi superiore al 20% e delle ospedalizzazioni di oltre il 10%. Anche il governo francese, come spiegato dal portavoce Gabriel Attal, ritiene che ci siano “motivi di sperare” che tra “fine marzo e inizio aprile si possa revocare il pass vaccinale”, equivalente transalpino del Super green pass adottato dall’Italia.

Il percorso a tappe di revoca delle restrizioni in Francia è partito nei giorni scorsi, in linea con quanto stanno facendo tanti altri Paesi, dall’Italia alla Spagna, dall’Olanda al Belgio. In Scandinavia si è tornati ad un sostanziale liberi tutti e alla fine del tracciamento di massa. In Svezia i test non saranno più gratuiti neanche per i sintomatici, perché considerati i costi non sono più giustificabili, hanno spiegato le autorità sanitarie. La variante Omicron continua a circolare in tutto il continente e non risparmia neanche capi di Stato e di governo (sono risultati positivi il re di Spagna, la regina di Danimarca ed il premier sloveno), ma il picco dei contagi sembra superato un po’ ovunque e soprattutto i sistemi sanitari stanno reggendo, grazie all’efficacia dei vaccini.

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