di Gennaro Siciliano

Leggere delle morti in mare dei migranti che tentano di scappare dall’orrore della guerra, come il resoconto dei morti per Covid-19, lascia sgomenti. Ma leggere della morte di una bambina di due anni calabrese, con polmonite da Covid, perché a oggi in Calabria non esistono strutture ospedaliere capaci d’intervenire prontamente ed efficacemente per salvarle la vita, ci dà il quadro chiaro della situazione gravissima e inaccettabile che riguarda la sanità calabrese.

La bambina è stata ricoverata in tre differenti nosocomi. Prima all’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone in cui i medici, riconoscendo la gravità del quadro clinico della paziente, hanno deciso per il ricovero presso il reparto pediatrico e rianimazione dell’ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro. Da qui i sanitari hanno a loro volta optato per un ulteriore trasferimento della piccola a Roma, con l’aiuto della prefettura, utilizzando un velivolo militare, un C-130J della 46esima Brigata Aerea di Pisa, in cui è stata imbarcata con un’equipe medica. Ma all’arrivo presso l’ospedale Bambino Gesù, la bambina già intubata e in condizioni disperate, con insufficienza respiratoria e compromissione delle funzioni vitali, sarebbe morta poche ore dopo.

La tragedia della famiglia, il dolore dei genitori, si somma alla rabbia dei cittadini, che riconoscono nell’accaduto una responsabilità gravissima, attribuibile alla gestione politica della sanità calabrese degli ultimi decenni. E’ chiaro che la situazione risulta incontrollabile ed è immediato pensare al denaro del Pnrr, che deve essere stanziato anche per costruire ospedali in Calabria. Come non citare l’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, in stato comatoso da una vita, al cui interno è in funzione un unico pronto soccorso nel raggio di decine e decine di chilometri, che deve quindi servire centinaia di migliaia di cittadini. Come dimenticare la morte prematura della trentenne Santina Adamo, all’ospedale di Cetraro (CS), per un’emorragia massiva in seguito al parto del suo secondogenito, non avendo il nosocomio sacche di sangue disponibili per effettuarle una trasfusione salvavita. Il sangue necessario sarebbe arrivato in ritardo, dal vicino ospedale di Paola.

Ecco, queste tragedie sono imperdonabili. I calabresi non possono continuare a vivere in una realtà mediocre, approssimativa e criminale, in cui si perde la vita dando alla luce. Dalla politica regionale e centrale i calabresi devono ottenere risposte e soluzioni immediate all’inaccettabile e incontrollabile corso disastroso della loro sanità regionale.

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