Nel momento in cui scrivo, i partiti hanno scelto come candidato alla Presidenza della Repubblica Sergio Mattarella. Dopo giorni di mancati accordi, schede bianche, annunci di rose, balletti di nomi, hanno deciso di non decidere. Hanno dichiarato che la politica italiana non sa trovare, tra milioni di cittadini, una persona degna a rappresentarli.

Se fosse solo questo, ci sarebbe comunque sgomento, amarezza, incomprensione. Ma ciò che hanno fatto i partiti in questi giorni è ancora più grave. Si è superata una linea che non si sarebbe dovuta superare. Quella di utilizzare noi donne come strumenti per i loro fini, facendo nomi di donne che poi nessuna maggioranza aveva intenzione di eleggere.

Facciamo un passo indietro. Quando Mattarella ha terminato il suo mandato, ci sono state numerose mobilitazioni affinché il futuro presidente della Repubblica fosse una donna. Si è aperto il solito dibattito sulle competenze, sulle quote rosa, chi diceva l’importante è il valore etc. Ma la verità era una sola: che è semplicemente assurdo che dall’inizio della storia repubblicana italiana non ci sia stato né una premier donna né una presidente della Repubblica donna, perché non è possibile che in oltre settant’anni di storia nessuna donna sia stata degna o competente per essere eletta in tale ruolo.

Dunque la verità era, è, che finora nessuna donna è arrivata alle cariche più alte perché la nostra politica agisce per cooptazione, e i maschi cooptano i maschi. E’ una politica maschile e maschilista, esattamente come lo è l’informazione, specchio della politica in tutti i suoi aspetti degeneri.

Per questo era necessaria una donna eletta presidente, come mi è capitato di dire e scrivere, non solo perché noi donne siamo state sempre tragicamente sottorappresentate, pur lavorando come gli uomini, pur tenendo in piedi anche il paese con il nostro lavoro faticoso di cura sottopagato anzi, peggio, non pagato. Una presidente donna sarebbe stata importante per noi tutte, ricche e povere, borghesi e non borghesi, istruite e non istruite. Ci avrebbe unito, ci avrebbe consolato. Non solo. Una presidente donna sarebbe stata importante per tutta la società. Perché quando una categoria sfruttata e sottorappresentata arriva alle cariche più alte, di fatto finisce per rappresentare anche tutte le altre categorie più deboli e meno riconosciute. E dunque non solo donne, ma anche giovani, ma anche immigrati.

C’era un bisogno disperato di una donna alla carica più alta. Di una donna degna, ovviamente, ma il problema certo non era trovarla. Ebbene, non solo questo non è avvenuto, ma noi donne siamo state strumentalizzate e nel peggiore dei modi. Lo ha fatto la destra, presentando una donna realmente impresentabile, Elisabetta Casellati, a cui comunque aveva fatto credere di avere i numeri e che sarebbe stata appoggiata. E’ andata come è andata. Dopo di che altri nomi di donne sono state fatte, tra cui quello – validissimo – di Elisabetta Belloni. Lo ha fatto Salvini, di nuovo, lo aveva fatto tra le righe Conte, lo ha fatto Grillo, twittando il suo nome, forse per forzare la mano. Ma non è servito.

Siamo così passate da un giovedì sera in cui Mentana parlava di certezza di una donna e di “svolta straordinaria” ad un venerdì in cui ci è toccato sentire Renzi dire che non poteva votare una donna attualmente a capo dei servizi segreti. Dunque niente politiche ma anche niente donne delle istituzioni, a quanto pare. Ma anche Enrico Letta, e il Pd, pure, hanno abbandonato questa candidatura (il motivo era, chiaramente, non sottostare all’accordo Salvini-Conte), invece di dimostrare non solo di voler cercare un accordo, ma anche di mostrare alle donne e agli uomini italiani di tenere davvero a che una donna fosse presidente, per rappresentare tutte e tutti. Niente, nulla gli è importato.

In questi giorni c’è chi ha scritto che la sinistra ha un problema con le donne. E’ vero, infatti il Partito democratico è grigiamente maschile e maschilista. Il problema ce l’ha anche la destra ovviamente, fino a che non smetterà di usare nomi femminili ai propri fini. Ma certamente in questi giorni l’unica che ha dimostrato di saper ragionare è Giorgia Meloni, la quale si è detta esterrefatta della richiesta dei partiti di rieleggere Mattarella.

Esterrefatta lei e pure noi. Anzi, oltre che sgomente, furiose, letteralmente. La distanza tra il parlamento e il paese reale non è mai stata così elevata, se è vero che mentre i partiti facevano i loro immondi calcoli, pure sbagliati, i ragazzi sfruttati scendevano in piazza per chiedere giustizia per la morte di un diciottenne schiacciato da una trave. Non c’è speranza dentro questo parlamento e dentro questa politica. Se esiste, è fuori, lontana dagli scranni. E urge davvero un nuovo femminismo. Arrabbiato, critico fino ad aprire il conflitto, estremo nei giudizi contro questa classe politica che non merita nulla. Non vi perdoneremo.

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