di Tommaso Lupi

Non so se è una sensazione solo mia, però ogni volta che ci troviamo puntualmente alla situazione del “meno peggio” o del salvataggio in extremis (ho letto su più testate che lo sarebbe Amato, preferisco annegare piuttosto) mi trovo sempre alla fatidica domanda: ma una volta non potremmo optare per la scelta migliore, invece della meno peggiore?

Anticipo già per chi mi dia del sognatore e dell’illuso. A 23 anni sono già più rassegnato di molti sessantenni, solo che questa condizione oscilla più volte con la rabbia. Il toto Quirinale non è altro che l’ennesimo esempio. Vi è questa propensione, tutta italiana, nel fare o proporre un nome o una norma indicibile per poi correggerla o cambiarla all’ultimo pretendendo anche gli applausi.
Mi è rimasta impressa la questione degli appalti, quando lo scorso anno proposero quella boiata per poi ritirarsi all’ultimo eliminando sia il criterio del massimo ribasso sia i subappalti liberi, con quella supponenza di chi ci aveva fatto un favore (il favore sarebbe non scriverle proprio).

Ora, non volendo allontanarmi il nucleo della questione, mi pare surreale il clima in cui ci troviamo (mi scuso, più surreale del solito). Io capisco la paura di B., e siamo tutti d’accordo che solo parlarne indichi la morte per direttissima del Paese, ma almeno dall’altra parte mi aspetterei un segnale. Non avrei mai chiesto al Pd e al M5S di dire che non poteva essere eleggibile in quanto pregiudicato e circondato da mafiosi e corruttori di giudici, mica siamo un Paese serio. Mi sarei accontentato almeno di qualche presa di posizione forte, non dire che è “divisivo”, perché sennò eleggiamolo tutti insieme: almeno non si pone il problema.

Il bello viene proprio qui: per evitare lo spauracchio circolano nomi da chiedere asilo politico al Congo. Io capisco che la classe dirigente del centrodestra è questa, ci si può far poco, ma a tutto c’è un limite. Anche perché la caratura di questi candidati non viene calcolata in relazione al ruolo di Presidente della Repubblica, ma in confronto a B, e allora chiunque potrebbe essere eletto.

Tanto per fare qualche nome abbiamo la Casellati (che vanta, tra le tante, la sceneggiata davanti al tribunale di Milano e la questione dei voli), la Moratti (come se un danno erariale di mezzo milione fosse un vanto), Casini (che è Casini, basta questo), Pera (chi?). Insomma, se tra 60 milioni di italiani la migliore delle ipotesi fattibili è Draghi o un Mattarella bis (fregandocene di ogni dignità costituzionale), dove vogliamo andare?

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