L’inflazione statunitense è salita in dicembre al 7%, il valore più alto da 40 anni. Rispetto a novembre i prezzi sono cresciuti dello 0,5%, più delle attese degli analisti (0,4%). In novembre l’inflazione si era attestata al 6,8%. Escludendo le componenti più volatili come cibo ed energia, i prezzi sono saliti aumentati di uno 0,6% superiore alle previsioni rispetto al mese precedente e del 5,5% rispetto al dicembre 20200. A spingere maggiormente i prezzi sono state le auto di seconda mano e degli affitti. Ieri il governatore della Federal Reserve Jerome Powell ha affermato che la banca centrale considera l’inflazione una “severa minaccia” per l’economia e che quindi potrebbe velocizzare il suo cammino di riduzione dei sostegni monetari all’economia. I mercati si attendono un primo rialzo dei tassi a marzo. Ipotesi rafforzata dai buoni dati sulla disoccupazione scesa sotto al 4%.

I forti rialzi dei prezzi stanno azzerando i vantaggi degli aumenti salariali registrato in molti settori. In dicembre gli stipendi reali (ossia tenendo conto dell’inflazione) sono diminuiti del 2,4% rispetto all’anno prima. “Stiamo facendo progressi nel rallentare la velocità di aumento dei prezzi. Ma abbiamo ancora lavoro da fare” perché l’inflazione è ancora troppo alta e fa pressione sui budget delle famiglie. È quanto afferma il presidente Usa Joe Biden a commento dei dati. “L’inflazione non è un fenomeno universale, ma è un problema in alcuni paesi come gli Stati Uniti”, ha affermato oggi il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva.

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