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La mancanza di pensiero critico provoca danni enormi: vedi anche alla voce Quirinale

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Dalla stampa odierna, che si concentra sui temi dei vaccini e dell’elezione del Presidente della Repubblica, si ricava tristemente l’assenza di un pensiero critico, sia nel popolo italiano, facile preda di inganni e di minacce, sia nei politici, i quali, come sottolineato da Mario Draghi nella sua ultima conferenza, stentano a trovare unità di intenti e di pensiero persino in sede di Consiglio dei ministri.

Quanto ai vaccini, anche in relazione a ciò che emerge obiettivamente dai dati, i virologi continuano a dire che essi costituiscono una protezione efficace per evitare terapie intensive ed effetti letali. Ma contro questa affermazione si pronuncia il filosofo Paolo Becchi di Genova, il quale, rivolgendosi al governo in occasione della scomparsa di David Sassoli, ha twittato: “Costringete la gente a vaccinarsi e a morire”, contribuendo così al completo disorientamento dell’opinione pubblica. A mio avviso tutto ciò è l’effetto dell’affermazione del pensiero unico dominante del neoliberismo, il quale ha come principale obiettivo la distruzione dello Stato-Comunità italiano, disgregando la popolazione, rendendola il più possibile individualista e priva di senso di solidarietà, e spingendola ad un continuo vacuo litigio degli uni contro gli altri.

Tutto ciò rende l’Italia succube degli stranieri, i quali, utilizzando questo disorientamento, anche a livello politico, continuano il loro shopping in Italia divorando la proprietà pubblica demaniale del popolo italiano. Esempio evidente è quello di Ita Airways, la minuscola compagnia che ha sostituito Alitalia, è contesa tra la tedesca Lufthansa e gli inglesi della British Airways. Con un popolo stordito, disorientato e diviso, e quasi sempre inconsapevole, quel po’ di ricchezza italiana rimasta diventa oggetto di conquista da parte dei potentati economici e finanziari.

Quanto all’elezione del presidente della Repubblica, questo disorientamento generale lascia via libera all’impresentabile Silvio Berlusconi, il quale, nonostante i misfatti da lui compiuti come presidente del Consiglio dei ministri, si candida ufficialmente alla carica di capo dello Stato, innanzitutto per eliminare il pensiero critico attraverso le trasmissioni delle sue televisioni private. Inoltre, con la legittimazione dei derivati, con la svendita degli immobili pubblici anche di interesse culturale (che ha provocato perdite anziché guadagni per l’Italia), con la sua politica a favore della Confindustria, con il dato gravissimo di aver fatto valutare in pratica l’euro mille lire – e non duemila come era stato stabilito in sede europea – e soprattutto con l’illecito acquisto, attraverso un marchingegno giuridico del tutto illegittimo, della concessione senza limiti di tempo delle frequenze televisive – che sono proprietà collettiva demaniale del popolo – si sente ora talmente potente da poter minacciare l’intero popolo italiano, affermando che, se al Quirinale dovesse approdare Draghi e non lui, egli farebbe cadere il governo con il ritiro di Forza Italia.

E in tal modo l’Italia, oggetto di minaccia di singoli soggetti, privata dei suoi mezzi di sussistenza, si avvia ad essere schiava di paesi economicamente più forti, e qui il pensiero corre alla immatura scomparsa del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, il quale, con mitezza ma anche con tenacia, era riuscito a far convergere il Parlamento europeo su scelte razionali e giuste e soprattutto contrarie alle défaillance apportate dal sistema economico predatorio neoliberista.

Il discorso di oggi si conclude pertanto con un indirizzo di riconoscenza e di ossequio a questa nobile figura italiana che ci lascia anche, oltre a quanto ha compiuto durante lo svolgimento del suo incarico, la consapevolezza che esistono ancora italiani dotati di un pensiero critico, attraverso il quale è possibile difendere il paese dal cadere nella trappola della disintegrazione perseguita dal pensiero predatorio del neoliberismo.

Concludo, come al solito, invitando all’attuazione degli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

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