Centosettanta tonnellate di pesce sequestrato in 20 giorni, dal primo al 21 dicembre. Sono i primi risultati dell’operazione Atlantide della Guardia costiera, coordinata dal Centro nazionale di controllo pesca del Comando Generale della Guardia costiera di Roma per il periodo delle feste che su 6862 verifiche effettuate ha portato a 385 sanzioni e 295 sequestri. I controlli, partiti a inizio dicembre, dureranno per tutte le festività.

Tra le operazioni portate a termine in questi giorni quella che a Barletta ha permesso di sequestrare un deposito di prodotto scongelato scaduto da mesi, 40 tonnellate di pesce pronto a esser venduto nel mercato locale. E poi 16mila ricci sequestrati a Civitavecchia, ostriche con etichetta postuma a Monopoli e 20 tonnellate di tonni in cattivo stato di conservazione bloccati in tempo a Palermo prima che potessero finire sulle tavole dei consumatori.

I dati sono stati illustrati questa mattina – 21 dicembre – nella Sala Cavour del Ministero per politiche agricole, alimentari e forestali alla presenza del senatore Francesco Battistoni, sottosegretario di Stato con delega alla pesca marittima e all’acquacoltura. In una dichiarazione all’agenzia Adnkronos l’Ammiraglio Nunzio Martello, capo reparto personale del Comando Generale, specifica che questi sequestri sono il risultato “di una azione quotidiana per bloccare qualsiasi tipo di utilizzo non corretto del pescato non conforme alle norme”. Continua poi rassicurando che “gli italiani possono stare tranquilli, in questo periodo ancora di più”.

I consumi di pesce sono in netta ripresa rispetto al Natale dello scorso anno. Merito della tradizione del menù della Vigilia, ma anche della riapertura della ristorazione che nel 2020 scontava le misure anti contagio. Vola la domanda di tutte le specie tipiche del periodo, dalle vongole al branzino passando per crostacei e polpo, con prenotazioni che fioccano in pescheria e nei banchi di mercati e supermercati. Una situazione che sta determinando un’impennata dei prezzi mediamente del 10%. Ma la colpa è anche dei rincari delle materie prime, dai trasporti al gasolio, alle cassette di confezionamento del pesce.

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