“La linea di Open Arms è sempre stata quella di proteggere le vite in mare, soprattutto quella delle persone più vulnerabili, perché previsto dai trattati internazionali. Ma se questo lo interpretiamo come una questione politica, confondiamo l’opinione pubblica”. Sono le parole di Oscar Camps, fondatore e portavoce dell’ong spagnola Open Arms, intervistato dal Fattoquotidiano.it durante la missione 88 nel mar Mediterraneo. A sei anni dall’inizio dell’attività di soccorso in mare, Camps è sempre a bordo a dirigere in prima persona gli interventi di aiuto ai migranti. È lui, ancora oggi, insieme al comandante della nave e ai volontari, ad ascoltare le comunicazioni radio e guidare il gommone. “Purtroppo oggi all’Europa è rimasta poca umanità. La poca che è rimasta è quella delle organizzazioni umanitari. Finora abbiamo salvato 62mila vite in sei anni. Mi chiedo cosa avrebbero potuto fare 28 governi, se questo è quello che siamo riusciti a fare noi con una barca”. Oggi, venerdì 17 dicembre, è prevista la nuova udienza del processo a Matteo Salvini, accusato di abuso di ufficio e di sequestro di persona. La Open Arms parteciperà come parte lesa e parte civile in compagnia di testimonianze come quella dell’ex premier Conte, dei ministri Di Maio e Lamorgese e dell’attore Richard Gere, a cui proprio la Open Arms ha chiesto di testimoniare dopo che in quel agosto del 2019 Gere era salito sulla nave nei venti giorni di attesa al largo della costa di Lampedusa. “Già il fatto che si chiedano spiegazioni per comportamenti che hanno causato tanto dolore e sofferenza non necessaria per me è molto importante. E se si farà giustizia sarò ancora più contento. Ma in ogni caso si condannerebbe un delitto, non Salvini”

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