Nei giorni scorsi il Portogallo ha promulgato la legge sulla gestazione per altrə, una pratica conosciuta con molti nomi: maternità surrogata, surrogacy e – il dispregiativo – utero in affitto.

Uso la dicitura “gravidanza per altrə” perché è importante sottolineare che a livello globale la gpa è richiesta sia da coppie eterosessuali, sia da coppie omosessuali o relazioni in cui una o più persone appartengono alla comunità Lgbtqia+. Parlare di gestazione “per altri” (al maschile) è disonesto, poiché lascia intendere che siano solo le coppie di uomini gay a usufruirne, ma non è così.

La gpa si distingue dalle altre tecniche di procreazione medicalmente assistita per ciò che riguarda il ruolo della persona esterna alla coppia (detta “madre surrogata” nel caso in cui condivida materiale biologico con il nascituro, o “portatrice” se ovulo e seme appartengono entrambi alla coppia committente). Non è più una semplice donatrice, ma parte attiva del progetto di pianificazione familiare. Nel recente caso del Portogallo, l’accesso alla gpa è consentito solo alle donne con un quadro clinico che impedisce loro di portare avanti una gravidanza. Anche la gestante – che possibilmente deve aver già sperimentato il parto – può diventare tale solo dopo l’ok di un collegio di medicə e di un team di psicologə. In ogni caso, la madre surrogata avrà venti giorni di tempo per tirarsi indietro dall’accordo e tenere con sé il/la neonatə.

Prima che si gridi allo scandalo del “commercio di bambini” chiariamo un punto: come nella maggior parte dei Paesi, è stata legalizzata la gpa nella sua forma solidale, vale a dire che non prevede un compenso, solo il supporto dalla coppia committente per gestire eventuali costi legati alla gravidanza; ogni step viene sempre concordato in modo condiviso e messo per iscritto attraverso un contratto. In Italia la gestazione per altrə resta proibita dalla legge 40 del 2004 sulle norme in materia di Pma, così poco aggiornata – su tutti i fronti – da essere uno dei motivi principali del cosiddetto turismo procreativo. Non è un caso che i futuri genitori più abbienti scelgano agenzie di mediazione negli Stati Uniti, mentre altri si dirigano verso mete come India o Ucraina. Come spesso accade, vietare qualcosa non significa risolvere il problema, ma solo spostarlo altrove.

È importante riconoscere alle madri surrogate/portatrici lo status di soggetti autonomi, sia sul piano morale che sociale ed economico. Essere in grado di stabilire degli accordi per i propri servizi riproduttivi è espressione della libertà della surrogata, purché si abbia la certezza di non trovarsi di fronte a casi di sfruttamento. In che modo? Chiedendo, come l’associazione Luca Coscioni fa da molti anni, una regolamentazione precisa, che protegga tutte le parti coinvolte.

Purtroppo, però, la reazione del panorama politico è sempre una chiusura a riccio. Addirittura, Salvini pochi giorni fa ha dichiarato: “mi ricorda il nazismo (presupponendo erroneamente che la gpa corrisponda a una manipolazione genetica del nascituro, nda). Farò tutto ciò che è politicamente e umanamente possibile per mettere fuorilegge queste schifezze”. Sempre al passo coi tempi, il leader della Lega non ha capito che la gpa è già fuorilegge, o almeno lo è nell’unico paese in cui la sua opinione conta qualcosa.

Mi preoccupa la facilità con cui ormai tutto è nazismo: il green pass, l’eutanasia, l’obbligo vaccinale, la gestazione per altrə… Forse abbiamo perso di vista la reale gravità di quel periodo in termini di negazione dei diritti fondamentali e privazione della dignità per alcune minoranze? Se ogni dibattito che riguarda i diritti sul corpo ci spinge a usare il fantasma del nazismo come scudo, significa che non troviamo motivazioni più convincenti dell’istillare terrore. Ci siamo abituatə a decidere se siamo pro o contro sulla base delle dichiarazioni di politicə di turno, solo che sono tutte prive di fondamento, conoscenze e dati.

È un rigetto primordiale, “di mamma ce n’è una sola”. Ma questa è una bugia! Ci può essere una madre biologica, una giuridica, una solo portatrice, una adottiva, c’è chi è figliə di due mamme o di una mamma che prima era un papà… Il “no” che arriva di pancia contro la gestazione per altrə non può essere considerato uno strumento utile per regolamentare la costruzione di nuove famiglie. Non ammette un dibattito serio, è troppo limitante rispetto alle infinite casistiche che ci circondano. Le esclude, le annulla, ma quelle continuano a esistere fuori dalle nostre leggi e dalla nostra morale tradizionalista.

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