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Giustizia

Ultimo aggiornamento: 8:48 del 1 Dicembre 2021

Ergastolo ai boss delle stragi, Grasso: “La Cedu ha sottovalutato la pericolosità delle mafie, non depotenziare la collaborazione con la giustizia””

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“La mafia stragista e sanguinaria ha lasciato un segno indelebile nella vita di molte persone e nella storia del nostro Paese. Quella di oggi, invisibile e trasnazionale, è ancora più pericolosa: basta pensare alle enormi risorse del PNRR e alla fragilità del tessuto economico e sociale conseguente alla pandemia. La lotta alle mafie non può conoscere cedimenti e ora deve essere più intensa che mai”. Così Pietro Grasso, senatore di Leu, ha chiuso l’Agorà democratica dal titolo “Combattere le mafie difendendo la Costituzione”, incentrata sull’ergastolo ostativo.

Proprio “la disciplina della concessione dei benefici“, al centro della riforma sull’ergastolo ostativo, il cui testo base è stato approvato in Commissione Giustizia, “è un tassello cruciale di questa battaglia, per questo la sua revisione è così delicata”. Per Grasso, “la Cedu ha sottovalutato la peculiarità delle organizzazioni mafiose, e la Corte Costituzionale, dovendosi muovere in quel solco, ha lasciato al Parlamento il tempo per intervenire”. Ora però, bisogna, “prendere atto delle loro valutazioni e costruire insieme una normativa che sia rigorosa e costituzionalmente orientata”.

Il senatore, parlando ai partecipanti all’Agorà democratica, ha spiegato che si possono distinguere i reati “pur egualmente gravi” in due fasce “da una parte quelli associativi, con criteri stringenti attraverso i quali valutare se il ‘patto’ che lega il detenuto e la sua famiglia mafiosa sia ancora esistente” dall’altra “tutti gli altri reati, giustamente inclusi nel 4bis per la loro gravità e il loro disvalore sociale, ma con diversi e specifici criteri di pericolosità ai fini della concessione di benefici”.

Durante l’intervento conclusivo, Grasso ha quindi evidenziato l’importanza della collaborazione di giustizia. Uno strumento, ha specificato, che “non va assolutamente depotenziato”. “Dobbiamo quindi pensare ad una legge che, oltre alla collaborazione, preveda criteri altrettanto rigorosi per raggiungere la medesima, pur ragionata e individualizzata, certezza, per l’ammissione ai benefici dei condannati per reati gravissimi”.

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