La proposta di Enrico Letta per un tavolo tra i leader e il premier per blindare la legge di Bilancio piace anche a Giuseppe Conte. Che però rilancia chiedendo un confronto anche sulle riforme costituzionali, nonostante i tempi risicati della legislatura non sembrino rendere possibile mettere mano alla Carta. Un incontro che però sembra sempre più complesso e il primo a frenare è stato, nelle scorse ore, lo stesso Mario Draghi. Palazzo Chigi ha fatto sapere che la “camera di compensazione” delle differenti anime della maggioranza finora è sempre stata la cabina di regia con i ministri – allargata ultimamente anche ai responsabili economici dei partiti – e nei mesi scorsi già era stato di fatto declinata la richiesta di Matteo Salvini di aprire tavoli coi leader su altri temi.

Il segretario dem oggi, intervenendo dal palco dell’assemblea di Confesercenti, ha rilanciato: “Ognuno di voi ha bisogno di leader politici che si assumano le responsabilità. La politica si assume le sue responsabilità: abbiamo voglia di aiutare in modo che la situazione migliori”, ha dichiarato. Mentre poco prima a parlare era stato, dalle colonne de la Stampa, il presidente M5s Giuseppe Conte: “Ritengo senz’altro opportuno un incontro con gli altri leader per assicurare un percorso più spedito alla legge di Bilancio, ma suggerisco di far sedere al tavolo anche i capigruppo”, ha detto. “Non vorrei che un incontro del genere venisse percepito come lesivo delle prerogative del Parlamento a cui adesso spetta il compito di approvare la manovra”. Quindi l’ex premier ha rilanciato: “Vorrei approfittare di questa occasione per rilanciare un altro confronto con tutte le forze politiche, anche di opposizione, per affrontare il tema delle riforme costituzionali, che sono il vero nodo della nostra vita istituzionale”, ha dichiarato, spiegando che bisogna “mettere i governi in condizione di poter programmare un piano di riforme necessario a migliorare la qualità della vita dei cittadini” perché “il sistema così com’è non va”. Secondo Conte, “non possiamo competere a livello internazionale avendo premier che, magari per colpa di piccoli partitini, si avvicendano dopo un breve periodo e sono chiamati a confrontarsi con capi di Stato e di governo che rimangono in carica per decenni”. Tra le proposte del M5s si indicano correzioni che vanno “dalla sfiducia costruttiva alla fiducia a camere unificate, dalla possibilità del premier di sostituire i singoli ministri alla modifica dei regolamenti parlamentari in modo da rendere poco conveniente il passaggio dall’uno all’altro gruppo”. Intervistato durante l’evento organizzato da Confesercenti, Conte ha risposto anche all’osservazione sui tempi: “Se non ora quando”, ha ribattuto. “Siamo sempre a rinviare, il vero nodo è la stabilità dei governi. Dobbiamo attuare il Pnrr entro il 2026″ una sfida “che fa tremare i polsi” ma “abbiamo dei governi che durano un anno… Non ho proposto la mia riforma costituzionale ideale, ma alcune misure che servirebbero a stabilizzare” e “credo che davvero questo sia il momento per rimboccarsi le maniche”.

Anche il tavolo tra i leader si prospetta però complicato, anche perché le distanze, soprattutto sulle tasse, restano tutte e non sarà semplice trovare una sintesi tra chi vuole un intervento sulle partite Iva (soprattutto il centrodestra) e chi chiede di concentrare gli 8 miliardi della manovra sulle buste paga dei lavoratori dipendenti (il centrosinistra). “Vado a qualsiasi riunione che sia utile al Paese”, ha detto Matteo Salvini. Chi ha già rifiutato è invece Matteo Renzi. “Io non trovo giusto legare il Quirinale al patto sulla manovra, mi sembra un errore politico”, ha detto a L’Aria che Tira su La7. “La manovra riguarda il governo, altro è il percorso per il Quirinale… Ho l’impressione che i leader dei partiti più importanti abbiano un sogno cassetto: andare a votare nel 2022. Per loro sarebbe meglio”.

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