Eletto con oltre il 60 percento delle preferenze, Roberto Gualtieri sarà il nuovo sindaco di Roma. “Oggi festeggiamo, da domani ci mettiamo a lavoro”, ha detto in piazza Santi Apostoli ai suoi sostenitori nella sera della vittoria. E adesso di lavoro ad attenderlo, sulla scrivania di Palazzo Senatorio, ce ne sarà in abbondanza. Tre le grandi urgenze: la gestione del ciclo dei rifiuti, la manutenzione stradale e quella della rete dei trasporti.

Se per quanto riguarda l’igiene urbana Gualtieri ha già promesso una pulizia straordinaria della città in sei-otto mesi, il tema dello smaltimento dei rifiuti sul lungo periodo appare più complesso. Roma ha bisogno di impianti, per la cui realizzazione ci vogliono – secondo le stime – almeno due anni di tempo. Servono, soprattutto, siti dove scaricare gli inerti in attesa che la raccolta differenziata, ferma al 45 per cento, raggiunga un livello tale da ridurre il quantitativo dei rifiuti da avviare a discarica.

Il programma di Gualtieri prevede la realizzazione di aree di trasferenza, attorno al Gra, in collaborazione con Anas: aree, distanti dall’abitato, e in cui appoggiare l’immondizia in attesa di destinazione. A mancare, nella Capitale, però è lo sbocco finale. La sindaca uscente del M5s, Virginia Raggi, aveva indicato, dopo un lungo braccio di ferro, il sito di Montecarnevale, poi finito al centro di un’inchiesta giudiziaria e su cui la procedura quindi è stata revocata. Così oggi i rifiuti romani vanno in parte nella discarica di Albano Laziale – riaperta con ordinanza della sindaca tra le proteste dei residenti ma anche del Partito democratico -, in parte a Viterbo e in parte nella discarica di Civitavecchia la cui chiusura è imminente per raggiunta capienza massima.

I rifiuti – Uno dei primi problemi di Gualtieri sarà quello di capire dove e come smaltire le 2,5 tonnellate di rifiuti indifferenziati che la Capitale produce quotidianamente, su un totale di 4,6 tonnellate. L’ex ministro del governo di Giuseppe Conte nel corso della campagna elettorale ha fatto sapere che bisognerà pensare a una discarica di servizio. Si è tirato addosso una campagna social del M5s che ogni giorno gli ha chiesto: “Dove vuole farla?“. Negli ultimi otto anni, dalla chiusura di Malagrotta nel 2013, ogni ipotesi di discarica nella Capitale ha visto grandi proteste di associazioni e comitati nei diversi territori di riferimento. Sarà questo, certamente, uno dei principali problemi che il neosindaco dovrà affrontare.

Le strade – Ma non solo. Alle porte c’è l’inverno e ci sono le grandi piogge, che paralizzano la città con allagamenti di sottopassi e buche che spuntano dell’asfalto: ecco perché la manutenzione stradale sarà un’altra delle priorità. L’amministrazione uscente ha fatto sapere che lascia in eredità 30 cantieri aperti e un nuovo accordo quadro di 3 anni per la manutenzione ordinaria da 205 milioni di euro. Per evitare gli allagamenti, però, c’è bisogno di ripulire soprattutto tombini e caditoie. Gualtieri lo ha previsto nell’ambito della pulizia straordinaria da effettuare nei primi sei-otto mesi. Le piogge però già minacciano la città e per il neosindaco sarà una vera e propria corsa contro il tempo. Senza considerare che per quanto riguarda il rifacimento dei manti stradali, normalmente, le gare durano dai 6 ai 12 mesi.

I trasporti – Ancora, sul tavolo c’è il rinnovo della flotta dei bus, quelli protagonisti di numerosi incendi negli ultimi anni. La giunta uscente ha rivendicato il calo del numero dei cosidetti “flambus” negli ultimi cinque anni, a fronte di un rinnovo dei mezzi pari a 900 veicoli su oltre 1.500 che ogni giorno circolano nella Capitale, su una flotta da circa 2.700 veicoli. Accanto a questo c’è Atac, azienda capitolina che gestisce il trasporto pubblico locale, che si trova in concordato preventivo. Per sostenerla, anche a seguito dei 140 milioni di perdite registrate a causa del lockdown, Gualtieri ha proposto dal 2022 un nuovo contratto di servizio “con risorse aggiuntive” provenienti dal bilancio comunale. Anche qui è corsa contro il tempo, con la manutenzione ventennale delle metropolitane in scadenza in diverse stazioni da affrontare immediatamente. E il rinnovo della flotta che è possibile ma non immediato.

Giubileo ed Expo 2030 – In questo scenario, Roberto Gualtieri, che ha promesso di “governare e non solo amministrare” la città e che ha più volte ribadito che la Capitale “non può rassegnarsi a parlare solo di buche e immondizia“, ha altre tre scadenze improrogabili. Il Giubileo del 2025: per l’occasione è atteso a Roma l’arrivo di milioni di pellegrini da tutto il mondo. Già da candidato sindaco Gualtieri aveva chiesto al governo che venissero stanziate ulteriori risorse per 200 milioni di euro “già dalla prossima legge di bilancio”. Ora toccherà all’esecutivo nazionale procedere. E al neosindaco bussare alla porta di Palazzo Chigi. Sarà compito, invece, dell’amministrazione comunale dare seguito al dossier per la candidatura di Roma a ospitare l’Expo 2030. Per far procedere il lavoro improntato dalla giunta uscente, che ha trovato seguito nella ufficializzazione della candidatura da parte del premier Mario Draghi, ci sono un paio di settimane. Da domani lo staff di Gualtieri dovrà quindi mettersi subito a lavoro e una delle prime azioni del neosindaco quindi potrebbe, e dovrebbe, essere l’istituzione di una struttura per i grandi eventi, un ufficio dedicato a Expo 2030 e Giubileo: si tratta, in effetti, di una delle promesse dell’esponente del Pd.

I fondi del Recovery – Inoltre, da qui a fine dicembre, l’ultima corsa da affrontare velocemente per Gualtieri sono i primi bandi in scadenza per assicurarsi i fondi del Recovery. Su questo, nel corso della campagna elettorale, il neo sindaco ha lamentato più volte l’assenza di progetti da parte della giunta M5s. C’è quindi da far presto visto che l’ex ministro ha promesso di “mettere a terra il massimo delle risorse possibili per la città“.

Le partecipate – Sullo sfondo di queste priorità, il neosindaco – che ha detto vol voler fare di Roma “la Capitale della buona occupazione” – non potrà procrastinare di troppo la discussione sul futuro di due società partecipate. Da un lato c’è Roma Metropolitane, società appaltante ma in liquidazione, il cui salvataggio permetterebbe alla Capitale di realizzare i progetti infrastrutturali sulla mobilità necessari a ottenere i fondi del Pnrr. Dall’altro lato c’è la complessa situazione di Roma Multiservizi, partecipata di secondo livello che fa capo ad Ama: conta circa 2.500 lavoratori, impiegati con contratti precari e paghe molto basse, che in questo momento sta operando in regime di proroga nei confronti del Campidoglio, dopo una serie di vicende giudiziarie finite anche all’attenzione della Corte europea.

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