Osservo con dolore, ma non ne sono affatto stupito, gli atti di violenza che stanno paralizzando Roma, culminati con l’attacco alla sede della Cgil ad opera di infiltrazioni neofasciste nella manifestazione contro l’adozione del ‘green pass’. Queste caricature di ‘arditi’ devono aver letto da qualche parte che i loro avi, come prima mossa, sfondavano le porte del sindacato al fine di sentirsi legittimati come autentici camerati, per poi tornare docili a rapporto dal padrone.

Di tutti gli slogan, i cartelli, le grida ascoltate nella notte di ferro e fuoco alla quale è stata sottoposta Roma, la panzana più sonora che questa opaca minoranza va cianciando è quella di costituire la punta di diamante di una ‘resistenza’, novelli avanguardisti autoproclamati di una libertà messa in pericolo da uno Stato oppressore. Nulla di più falso. La massa critica di questi infiltrati è costituita per lo più da soggetti con indole servile, adatti come gli ascari ad obbedire ad un solo e vero padrone, in perenne ricerca di una Verità poco complessa, facile da intendere e da divulgare.

Si tratta di un nocciolo duro della società, strutturalmente allergico a qualsiasi regola che contempli la messa in discussione individuale per il bene della collettività, vissuta come un pericoloso richiamo ad atmosfere ‘comuniste’.

Come nel caso del recente fenomeno dei ‘forconi’, questo gruppo di ‘picchiatori a disposizione’ va in cerca di un fiume nero nel quale confluire per sentirsi parte di qualcosa, offrendo gratuitamente i propri servigi pur di cavalcare una qualsiasi ondata che, ai loro nostalgici occhi, possa avere un sapore di eversione, anche se da operetta. ‘Patrioti’ completamente privi della prospettiva sociale del ‘noi’, incapaci di comprendere che, con tutte le limitazioni e le forzature che comporta, il green pass è un passaggio fisiologico verso il ritorno alla normalità dopo due anni terribili, utile ad impedire che altra gente muoia, che le terapie intensive si affollino sino a straboccare, che il paese si paralizzi di nuovo.

Come scrissi, costoro rappresentano quella parte silenziosa e parassitaria capace di infiltrarsi nell’ampio e variegato mondo di chi democraticamente si oppone o mostra perplessità legittime al vaccino. Corpi estranei all’agone democratico per i quali la negazione della realtà che si confà al loro modo di vedere il mondo comporta una crescente difficoltà a comprendere e gestire ampie porzioni della società, sempre più complesse ed articolate, e per questo vieppiù enigmatiche e angoscianti. Non potendo simbolizzare le complesse diramazioni di una struttura sociale, poiché nostalgici dell’uomo solo al comando che ti solleva dal pensare, ricorrono all’uso della violenza in nome del vecchio “picchia quello che non capisci”.

Fa già ridere il fatto che questi neocamerati manchino di quella memoria storica utile a immaginare cosa ne sarebbe stato delle loro ossa e delle loro mandibole qualora questa libera manifestazione si fosse svolta durante quel ventennio al quale inneggiano davanti alle telecamere. Eppure anche nei loro palazzi, nelle loro vie, nei loro rioni il Covid ha mietuto vittime. Ma quella scienza che oggi ci spiega come solo grazie alla vaccinazione di massa si è impedita una recrudescenze delle morti, dei ricoveri, proteggendo le loro madri e i loro padri, garantendoci un allentamento della morsa pandemica, è un elemento troppo complesso da indagare per non cadere nella tentazione di raccattare, strada facendo, ipotesi semplicistiche e complottarde.

Per introiettare l’evidenza che la diminuzione delle bare, e la conseguente ritrovata libertà di dimostrare in piazza, sono direttamente proporzionali al numero di vaccinati, serve quell’attimo di riflessione, elaborazione e messa in discussione che per molti di essi è preclusa, abituati alle chiavi di lettura monodirezionali, immediate e semplicistiche.

Dunque al di fuori del giardino non c’è lo Stato che, con molte forzature, si è lambiccato perché tu possa oggi andare a trovare tua madre, aprire la tua bottega, manifestare. No, mettere in tensione vaccino e abbassamento dell’epidemia è roba da fare male alla testa, una cosa da scienziati! Un pensiero perturbante che cozza contro le verità farlocche che hanno costituito la base della loro ideologia complottista: il corpo medico è al soldo delle multinazionali, una congiura planetaria ci cela i veri dati dell’infezione.

Per fare i conti con la complessità dei fatti serve un pensiero elaborato. Meglio dunque pensare che il governo stia cospirando, che stia cercando di ingabbiarti, affogarti, addirittura farti chiudere la bottega. Perché mai lo farebbe? Mille sono le valide spiegazioni. Perché è al soldo delle multinazionali, perché ci vuole servi, perché Soros ne muove le fila. Infinite sono le motivazioni che riesco a darmi per ciò che mi sfugge e, nel dubbio, quel residuo che non comprendo, lo meno. La protesta è il sale della democrazia.

I movimenti che in questo periodo hanno argomentato le loro perplessità, le loro severe critiche alle politiche antipandemiche, sono quell’elemento che impedisce ai governati di sedimentarsi su verità indiscutibili. A patto che sappiano isolare e neutralizzare queste infezioni violente fatte da chi propugna la la ferocia vanificando qualsiasi tentativo di sana critica alle politiche di chi ci governa.

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