Rimpasto nel governo peruviano. Dopo appena 69 giorni dalla nomina, il presidente Pedro Castillo ha deciso di allontanarsi dall’ala estrema della sinistra di Perù Libre – il partito che ha sostenuto la sua elezione – e ha cambiato 6 ministri su 19. Tra loro anche il premier: la 46enne moderata Mirtha Vásquez ha sostituito l’ex primo ministro Guido Bellido e il suo braccio destro, il marxista Vladimir Cerrón, alla guida del Paese. Le ostilità interne rischiavano infatti di minare la stabilità dell’esecutivo, insidiata dai numerosi ricorsi sul voto di giugno dell’altra candidata alla presidenza, Keiko Fujimori, figlia dell’ex dittatore Alberto Fujimori. “Il nuovo governo cercherà di promuovere il dialogo, la governance e il lavoro di squadra”, ha commentato Castillo su Twitter. “Il nostro grande obiettivo è lottare per i più vulnerabili e lo raggiungeremo”.

Avvocato, militante femminista e ambientalista, Vásquez è membro del partito Frente Amplio. Era già stata a capo del Congresso – il Parlamento unicamerale – durante la presidenza ad interim di Francisco Sagasti. La sua nomina – secondo il Financial Times – rappresenta un tentativo di Castillo di avvicinarsi ai partiti di centro. Questo appare evidente dalle differenze tra Vásquez e il suo predecessore: ex dirigente sindacale, Bellido era stato scelto lo scorso 29 luglio, dopo il rifiuto di Veronika Mendoza, un altro volto storico della sinistra peruviana. Famoso soprattutto per le sue posizioni misogine e omofobe, inizialmente era sembrato solo un portavoce del ben più carismatico Castillo. Con una maggioranza esigua al Congresso – data dai soli 40mila voti di scarto rispetto a Fujimori – il suo esecutivo avrebbe dovuto mettere d’accordo le forze moderate, espressione delle classi più ricche, con le più riformiste. Il programma del neo-presidente – che comprendeva la nazionalizzazione dei poli energetici, della scuola e della sanità, oltre a un referendum per il cambio della Costituzione – era però considerato troppo morbido dal nuovo premier e dall’ala più estrema di Perù Libre, in particolare dal vicepremier Cerrón.

È proprio l’espulsione di Cerrón dal governo il segno più evidente della virata centrista di Castillo. Marxista leninista e braccio destro di Bellido, era una figura particolarmente controversa per la sua vicinanza all’organizzazione terroristica Sendero Luminoso – con decine di migliaia di vittime tra gli anni ’70 e ’80 – e per il suo progetto di Perù comunista. È lui ad aver alimentato la maggior parte degli scontri interni alla maggioranza: prima dell’ultimo consiglio dei ministri lui e Bellido hanno minacciato di espropriare un importante giacimento di gas e hanno chiesto l’esonero di un ministro che si rifiutava di solidarizzare con il presidente venezuelano Nicolàs Maduro. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sembra però essere stata la pubblicazione – da parte del portale Epicentro Tv – di alcune chat in cui l’ex primo ministro promuoveva la sostituzione al dicastero degli Esteri di Óscar Maúrtua. I principali ministri del nuovo governo sono Walter Ayala (Difesa), Oscar Maúrtua (Esteri), Pedro Francke (Economia e Finanze) e Aníbal Torres (Giustizia). La più grande sorpresa è stata però la scelta di Luis Barranzuela Vite, che succederà Juan Carrasco Miliones agli Interni: si tratta infatti di un ex funzionario della Polizia, oggi avvocato difensore nei casi di corruzione proprio di Vladimir Cerrón e Guido Bellido.

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